giovedì 28 gennaio 2010

Diciamo che..3911/3946

Mai sì compatta l'unità era parsa
che alla sprovvista il padrone fu colto,
non era più una protesta sparsa,
eran milioni a chiederne l'ascolto.




Diciamo che fu il colpo d'occhio questo
mentre veloce verso il magazzino
andavo a ritirar la tuta e il resto;
giunto che fui davanti al finestrino
e, consegnato il buono di ritiro
mi disse un tale con aria beffarda
quasi volesse egli prendermi in giro:
-Ritorna dopo, perché l'ora è tarda!- (3918)

Come poteva essere tarda l'ora
se la sirena aveva il suo richiamo
lanciato solamente da mezz'ora?
Eppur non mi sentii di far reclamo
perché ai cancelli eran tutti diretti;
una grande avventura era iniziata,
librata s'era dagli oscuri ghetti
bandiera della lotta articolata.
S'era all'inizio di quel caldo autunno
che nella storia dell'operaio mondo
diventò scuola e io ne fui alunno
che se dico fedele non abbondo. (3930)

Non si parlava più sol di salario
ma s'affrontaron le grandi riforme,
l'ambiente di lavor, ridotto orario,
e per lottar s'usaron nuove forme.
Mai sì compatta l'unità era parsa
che alla sprovvista il padrone fu colto,
non era più una protesta sparsa,
eran milioni a chiederne l'ascolto. (3938)

Il capital facilmente non molla
e tutte l'armi ha pronte egli per l'uso,
pietà non ha se il regno suo barcolla
qualunque concession gli pare abuso
e, nel veder le massicce adesioni
al movimento dei lavoratori
creò le stragi, tragiche esplosioni
che continuano a dar tanti dolori. (3946)

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