venerdì 29 gennaio 2010

Ahi, quanto..4303/4382

Uscendo dalla notte avrà la forza
di squarciare le nubi il nuovo sole?





Ahi, quanto cantar di codesto pesi!
Già correvan progetti pel futuro
di quel bambin di appena pochi mesi,
inaspettato giunse il colpo duro.
Come se a notte fonda, in un locale
fulgido di colori sfavillanti
piomba d'un tratto il buio più totale
cancellando ogni cosa che davanti
ancor rimane, ma sembra svanita,
più sforzi l'occhi e più ti sembran ciechi;
solo il rumore ti lega alla vita
e, le voci degli altri sembran echi (4314)
che rimbalzano nella oscura notte,
alcune di conforto, altre di speme,
d'augurio per uscir da quelle grotte
con la salvezza di colui che geme
e, permanendo il buio par svanire
della luce il ricordo e dei colori,
par ch'essi mai più debbano venire,
la notte par che tutto ormai divori. (4322)

Precipitevolissimevolmente
vorresti uscir dall'incubo, ma frena
il muro dell'incognita presente
si che a tastoni muovi, malapena,
tra lo squallor d'affollati ospedali
con coscienziosi e capaci dottori,
caposala che sembran generali,
con infermieri pronti a far favori
per ottenere mance, oppur distratti
se generosità non manifesti,
marito e moglie, ambedue disfatti,
taciti stanno e l'occhi hanno pesti (4334)
per le passate notti a far la veglia
in vuote sale fredde, e, nell'attesa
s'addorme la speranza e si risveglia;
mai ch'ella chieda definitiva resa.

Sembran nuvole i giorni, senza vento,
trascorron lenti col loro grigiore,
rassegnazion si confonde al tormento,
non hai vergogna di pregare il Signore.
Fatte le lastre, le analisi, gli esami,
è con sollievo, con liberazione,
(pur se nell'aspettar l'esito tremi),
che accogli la temuta operazione. (4346)

Veder quel bimbo dall'età incosciente
volgere al cielo gli emormi topazi
spinto su quel lettino lievemente
verso quell'antri di dolore sazi
sembra ibernarsi il cuore, e la favella
prigioniera com'è rimane muta,
speranza in mente con il timor duella
mentre il pensiero oltre la porta scruta,
e fumi due, tre, quattro sigarette,
acre fumo t'avvolge, ancora insisti,
eterne l'ore sono, maledette,
vuoti l'occhi, ceder non puoi; resisti (4358)
fin quado s'apre la vetrata porta:
-Tutto bene!- Stremato un professore
con quelle due parole ti conforta
e già dell'alba si vede il chiarore.

Uscendo dalla notte avrà la forza
di squarciare le nubi il nuovo sole?
L'incognita riman ma non si smorza
anzi riaccendersi la fiducia vuole,
e, quando uscir rivedi quel lettino
col bimbo sveglio, pur s'ha flebo appesi,
dall'alba esplode un nuovo mattino,
l'occhi che in notte son rimasti accesi
come il faro per indicare il porto,
esaurita ora hanno l'energia,
vanno a riposo e non hanno torto,
adesso è diradata la foschia. (4374)

Miri quel fiore che rifiorire vedi
mentre altri avvizziscon nel languore,
_Grazie Signore!- pure se non credi
gioia ricolma il vuoto che il dolore
scavato aveva con le sue tempeste
e, la famiglia ch'è stata provata
da previsioni che erano funeste
or dalla prova ne esce più temprata. (4382)

1 commento:

Anonimo ha detto...

Molto commovente e scritta con parole piene d'amore e di sofferenza. ♥