mercoledì 13 gennaio 2010

(25) CAPITOLO SESTO

sicchè quell'uomo energico ed audace
per non chinarsi trovò la sventura
CAPITOLO SESTO

A sedici anni il primo treno presi (815)
verso quella metropoli ambrosiana
che svuotava nel meridione i paesi,
per tanti mito, America italiana.
Nel nebuloso mar sempre sereni,
simbolo d'una impresa assai potente,
io feci tappa a quei grattaceli E.N.I.
allora ch'era Mattei presidente; (822

ma la potenza a potenti fa paura
sicchè quell'uomo energico ed audace
per non chinarsi trovò la sventura
e mai il colpevole perse la sua pace;
poi lì a Caviaga, fonte del metano,
tra gracidanti rane e le punture
delle zanzare, lesto da Milano,
fui trasferito a fare saldature. (830)

Allineati, due file di rimpetto,
casette basse, circa una decina,
s'usavan solo per andare a letto,
il giorno si passava in officina,
ottanta allievi con età diversa
ogni quattro tre erano siciliani,
a mano a man ch'era nebbia dispersa
si stagliavano i pioppi più lontani. (838)

Scarponi, tuta, cuffia da "Baracca",
come aviatori primo novecento,
ad imparar come ferro s'attacca,
s'era levato del progresso il vento.
Ampio valore prendeva il petrolio
sì d'esser battezzato "l'oro nero"
e ci trovammo con non poco orgoglio
a esser sudditi del nascente impero. (846)

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