venerdì 26 febbraio 2010

-Erano esagitati..2311/2350

Genova G8 2001

però, chiunque in pace manifesti,
se gli cominci a dar di manganello,
se lo stendi per terra, lo calpesti,
ringraziarti non può per il macello.




-Erano esagitati, è naturale
tenerli alla debita distanza!-
ha detto intervistato un generale;
ma per rifarsi poi la circostanza
è capitata presto, ecco il corteo
più numeroso, quello autorizzato;
in mezzo puoi trovarci qualche neo
ma quasi sempre viene emarginato
però, chiunque in pace manifesti
se gli cominci a dar del manganello,
se lo stendi per terra, lo calpesti,
ringraziarti non può per il macello, (2322)
anzi se può risponde, si difende,
quello che trova te lo butta addosso,
quella reazione allora si pretende
causa del male e ti percuote all'osso.

Bisognava pur dare una lezione
per far paura a chiunque manifesta,
o, per tranquillizzare l'opinione
che mai vorrebbe vedere la protesta. (2330)
Non so se fosse previsto o non previsto
che ci scappasse il morto, ma successe,
rimase sull'asfalto come un Cristo
ucciso da chi al panico non resse.
Il panico fa perder la misura,
fa diventare l'uomo un animale,
ma ciò che fece a notte la questura
scusanti non può avere; è criminale! (2338)

Prender gente che dorme, alla rinfusa,
menare botte a chi tocca - tocca
senza aver prove, senza alcuna scusa;
-Or chi è contro tappiamogli la bocca!-
Qui si toccò con mano quanto sia
sì reazionaria ed antipopolare
'na certa frangia della polizia;
s'era sentita sempre soffocare
ma covava l'insano sentimento
di tornare ad ostentar la forza,
pensava fosse giunto il suo momento
ma poi, ciò che ti par spesso si smorza. (2350)

CAPITOLO SEDICI II


Genova G8 2001

questo non è servito ad evitare
che cento delinquenti mascherati
potessero distruggere, incendiare,
davanti a mille militari armati.





CAPITOLO SEDICESIMO

LIBRO SECONDO

La vecchia pratica di fare promesse
da sempre frutta e non è mai morta,
se vengon disattese poi le stesse
cosa t'importa? La memoria è corta,
il popolo con poco si confonde
se gli dai cento poi gli togli mille
ma ai padroni, cosa gli rispondi
quando a costoro hai promesso faville?
Uno che si ritiene fortunato
non è che gira - gira, porti sfiga?
La buona stella l'ha abbandonato;
della borsa sempre più giù è la riga! (2782)

Intanto se l'economia non vola
ci sono cose che non costan niente,
come il bloccar la legge della scuola,
o fare una giustizia dipendente.
Or se l'economia qua ristagna
non è che il responsabile sia "Lui"
anche di fuori non è una cuccagna,
all'orizzonte ci sono giorni bui,
ma il nostro "Lui" è un ottimista nato,
incoraggiato dal voto americano
che, dopo uno scrutinio contrastato
ha visto Bush, petrolrepubblicano
incoronato per cinquecento voti,
investito d'un potere assoluto,
cosa che Silvio, pur con mille doti
vorrebbe aver ma non ha mai potuto. (2798)

Se a Napoli fu messo alla berlina,
a Genova, per ospitare gli "Otto"
ha recintato con una cortina
quel che doveva essere il salotto,
ha posto il centro intero sotto assedio,
ha invitato a metter le fioriere,
per la protesta, l'unico rimedio,
ad ogni metro un carabiniere,
questo non è servito ad evitare
che cento delinquenti mascherati
potessero distruggere, incendiare,
davanti a mille militari armati, (2310)


Compatte le cassandre 2218/2270

Per garantire tutte le promesse
tornò da Vespa e firmò il contratto,
la gente gli credette, lo elesse,
vinse, stravinse, sarà soddisfatto?!



Compatte le cassandre padronali
chieder delle pensioni altra riforma,
D'Amato, Fazio, Tremonti e sodali ....."1"
spingere a far la deprecata norma.
Se non c'era a sinistra ancor l'autista
già i megamanifesti col sorriso
del Cavaliere, stavan sulla pista,
promesse da portare al paradiso:
-Meno tasse per tutti!- Più lavoro!-
-Una mano a chi è rimasto indietro-
-Più pensioni pei vecchi, più decoro!-
-Una giustizia limpida, di vetro!- (2230)

Chi più ne ha ne metta; abbondiamo!
avrebbero detto Totò e Peppino,
è tanto ingenuo il popolo italiano
che beve l'acqua credendola vino.
Vedendo compromessa la partita
fu giocoforza scegliersi una guida,
Rutelli, capo della Margherita
fu il candidato per la grande sfida.
Mentre la destra si ricompattava
a partire da Rauti a Buttiglione
fino alla Lega divenuta brava,
nell'altra sponda fu l'indecisione. (2242)

Bertinotti fece lo schizzinoso,
Di Pietro volle rimanere solo,
s'ogni voto diveniva prezioso
l'isolarsi era farsi del duolo.
Da Andreotti fu sponsorizzato
l'ex segretario CISL Sergio D'Antoni,
che fino all'ultimo non si è schierato
pronto a trattare nel dopo elezioni. (2250)

Una rivista piena di colori
fu inviata a tutte le famiglie
dove vedevi Silvio in mezzo ai fiori
con mogli, figli e altre meraviglie,
con quel sorriso sciocco sulla faccia,
dalle procure ovunque conteso,
ha sempre rifiutato i faccia a faccia
servili giornalisti ha poi preteso,
da Vespa andò, pretese la lavagna,
per far le strade prese un pennarello,
unì la Russia, l'Italia e la Spagna,
fece il ponte a Messina, un giocherello! (2262)

Per garantire tutte le promesse
tornò da Vespa e firmò il contratto,
la gente gli credette, lo elesse,
vinse, stravinse, sarà soddisfatto?!
Ancora non ha fatto giuramento
-Hanno lasciato il buco! Aiuto! Aiuto!-
Ogni entusiasmo s'è subito spento
in chi al miracolo aveva creduto. (2270)

"1"=D'Amato; Presidente Confindustria;
......Fazio; Governatore Banca d'Italia
.......Tremonti; Ministro delle Finanze




Politico capace. 2155/2218)

Si scelse Amato, il "dottor sottile"
per affrontare lo scontro finale,
uno che fu a compagni sempre ostile;
per rompere a sinistra, l'ideale.



Baffetto...................................
................................................
Politico capace e navigato,
diretto avea quella bicamerale
per cambiare uno stato imbalsamato,
auspicio che sembrava generale.
La politica è l'arte del mediare,
le lunghe trattative, il compromesso,
da noi però se riesci a non far fare
in campo elettorale avrai successo,
così quando sembrava aver raggiunto
l'accordo fra i diversi contendenti
in quel che era il più contrastato punto,
Berlusconi scompaginò gli intenti. (2166)

Lui, con cento processi mai finiti,
altri finiti ma per prescrizione,
riprese della vittima i vestiti
dell'anticomunismo la canzone,
rispolverò gli archivi del Cremlino,
fece scoperte come l'acqua calda
che ognuno butterebbe nel cestino
ma qua riaccendon la schiera ribalda. (2174)

Dopo Mitrokin ecco il "Libro nero"
da regalar durante la crociera
che circumnavigava il nuovo impero;
per gli altri già era tanto una corriera,
intanto, quella corte, indottrinata
vedeva i comunisti in ogni dove,
con Fede a fare da capocordata,
con Vespa a prepararsi per le prove.

D'Alema con la "guerra umanitaria"
s'era alienato una fetta di compagni,
il "posto fisso", torre proletaria,
cominciando a crepar creò altri lagni, (2186)
dall'altra parte, chi aveva munto
succhiando fino all'ultimo la zinna
pensò che il momento fosse giunto
per l'ultima spallata e buona ninna;
riconoscendolo pur moderato,
il suo passato non dava garanzia
per far saltare all'aria il sindacato,
ultima rocca da spazzare via. (2194)

Erano elezioni regionali
ma la battaglia fu comunque dura,
i padroni, riscosse le cambiali,
si ritirarono fra le vecchie mura
e la sinistra a rifarsi male!
Ricompattò la destra i vecchi ranghi,
tornò la Lega ad essere "leale",
fatto il disastro ormai, cosa rivanghi?
Non che Baffetto dovesse uscir fuori
ma in lui, sconfitto, prevalse l'orgoglio;
tolti gli attrezzi ormai stavano i fiori
sotto la Quercia, ma pur tanto loglio. (2206)

Si scelse Amato, il "dottor sottile"
per affrontare lo scontro finale,
uno che fu a compagni sempre ostile;
per rompere a sinistra, l'ideale,
e, nell'arco di una legislatura
senza più un leader da mettere in gioco
si trovò la sinistra. L'avventura
si andava spegnendo a poco a poco
in un terreno arido, deserto,
tra cespuglietti di varia natura,
tutti cercando d'uscire allo scoperto;
quercia, ulivo, fiori, altra verdura. ( 2218)





CAPITOLO QUINDICI (II)

Baffetto non è certo sprovveduto
coi suoi occhietti piccoli, pungenti,
con qul suo fare arrogante ed arguto
coi suoi giudizi precisi taglienti,




CAPITOLO QUINDICESIMO

LIBRO SECONDO

D'Alema era compagno duro e puro,
uscito dalla scuola di partito;
era da anni già crollato il muro,
da noi soltanto restava l'attrito.
Quando i fascisti aveva perdonato
il Cavalier, portandoli al governo,
verso i compagni non era cambiato
manifestando un odio sempiterno,
allora ecco gridare: -Al lupo! Al lupo!-
Paventare liberà minacciate,
cose insensate che nemmeno un pupo
potrebbe più temer, eppur sparate (2126)
continuamente da mattina a sera
come la goccia che pian piano sfonda,
la più assurda menzogna sembra vera
da far sembrare la Ka'ba rotonda.

L'avere mille esami superati,
l'avere una condotta cristallina,
ma se dalla calunnia bombardati
meschini non si sfugge la rovina.
Baffetto non è certo sprovveduto
coi suoi occhietti piccoli, pungenti,
con quel suo fare arrogante ma arguto,
coi suoi giudizi precisi, taglienti,
certo, non uno da porger l'altra guancia
e questa la sua forza e il suo difetto;
in politica chi troppo si sbilancia
non sempre viene colto con affetto. (2142)

Da sempre i capitani del vapore
han visto la sinistra con sospetto,
l'immagine di un rullo compressore
che al libero mercato fa dispetto,
Massimo questo lo sapeva bene,
trascurando chi l'aveva votato
ha detassato, ha sciolto le catene
a quei padroni che mai l'hanno amato,
la "flessibilità" tanto agognata,
(pei sindacati la temuta falla
su una diga da tutti bombardata),
concesse al capital per stare a galla. (2154)


giovedì 25 febbraio 2010

"Mortadella" avea..2058/2114

e qui l'arcano ancor resta sospeso;
perché mai Fausto con lealtà ha retto
quando da sopportar maggiore il peso
ora pei frutti ha fatto Caporetto?




"Mortadella" avea disinnescato
l'arma più forte in mano al Cavaliere,
"bolscevico" un epiteto spuntato
se sparato all'avverso condottiere;
il compattar della sinistra, il fatto
che la Lega corresse solitaria,
miracolo che mai prima fu fatto,
la sinistra ne uscì maggioritaria,
D'Alema s'affacciò dal Bottegone
sotto la "Quercia" ci mostrò che c'era
il simbolo della rivoluzione;
capimmo allor che s'era chiusa un'era.(2070)

Nessun che s'aspettasse mare e monti,
ardua la strada per l'Europa e stretta,
dentro di quella toccava fare i conti
ma con tenacia si giunse alla vetta;
la destra accusò l'informazione
di essere asservita alla sinistra,
accusò pur di sovietizzazione
la "pasionaria" Bindi ora ministra;
Prodi, con la sua squadra risicata,
condizionato da Rifondazione,
con una destra contro, scatenata,
mantenne in carreggiata il torpedone. (2082)

Il dialogo con la pace sociale
ammortizzarono quei sacrifici
già richiesti, senza far tanto male,
all'orizzonte ecco i benefici
e qui l'arcano ancor resta sospeso;
perché mai Fausto con lealtà ha retto
quando da sopportar maggiore il peso
ora pei frutti ha fatto Caporetto?
La nostalgia del proporzionale?
O il timore di essere schiacciato
da una nuova legge elettorale?
Fatto sta che ha preso su e ha mollato. (2094)

Se lui avesse tenuto alla poltrona
è certo, Prodi qualche compromesso
l'avrebbe fatto, è così che funziona,
o almeno ha funzionato fino adesso,
ma Prodi no! Andò per la sua strada,
affrontò del parlamento il moto
senza trattare, -vada come vada!-
fu messo in minoranza per un voto. (2102)

A sinistra ci fu lo smarrimento
ché nel momento delle aspettative
vedeva i sacrifici andare al vento;
parvero ormai finir le alternative
ma D'Alema, politico di razza
trovò l'appoggio del picconatore (Cossiga)
uno che in politica ci sguazza
e, con il tempo, cambia di colore.
Trovò il sostegno anche di Mastella
uno che non fa mai niente per niente,
sempre più a destra poggiò la stampella
per avere un "compagno" presidente. (2114)

Il pianto frutta!.2007/2058

Ora veniamo a Prodi candidato,
gli altri lo nominaron "Mortadella"
non sarà tra i salumi il più pregiato
però piace a parecchi.....................




Il pianto frutta! Dice un vecchio detto ,
vittima di peggior persecuzione
dipinsero quell'uomo benedetto,
perché di libertà era campione;
una congiura di gente estremista
nemica del mercato e della impresa,
e Scalfaro fu "cattocomunista"
colpevole di procurata intesa,
ma quel governo fuori dagli schemi,
senza politicanti di partito
poté affrontare gli scabrosi temi
che sempre hanno creato forte attrito. (2018)

La riforma affrontò delle pensioni
senza bisogno di scatenar la guerra,
senza promesse o facili illusioni
rialzò la lira che era sotto terra,
intanto una sinistra litigiosa
memore dell'ennesima sconfitta
si scelse un leader più bianco che rosa,
piantò l'Ulivo e si rimise ritta.
Prodi così bonario e pur pacioso
si mise a camminar con la corriera
l'Italia intera, senza mai riposo;
tante le idee ma un'unica bandiera. (2030)

Non accennò a facili promesse,
per entrare in Europa anzi previde
sacrifici, ma nel nostro interesse,
e fu la prima pur fra tante sfide.
Del popolo si dicon tante cose,
che è qulunquista, che non ha ideali,
di difetti ne avrà una buona dose
ma i governanti forse son speciali?
Anzi se vogliamo essere sinceri
è il popolo che paga sempre i costi
mentre al governo, se non sono seri,
alla giustizia vengono nascosti. (2042

Da ribaltare verrebbe il proverbio:
"Un governo ha il popolo che merita!"
ma cancelliam motivi di diverbio
ché la questione ancora tanto agita. (2046)
Ora veniamo al Prodi candidato,
gli altri lo nominaron "Mortadella"
non sarà tra i salumi il più pregiato
però piace a parecchi, anzi, quella
bene s'addice a un leader popolare,
la destra si sa è più sofisticata,
ricerca il culatello ed il caviale
però di stomaco è molto delicata,
eppur ciò non parrebbe, tanto è vero
che digerisce un Bossi ed un Borghezio
senza contare il Previti sparviero
difeso fino all'ultimo artifizio. (2058)

CAPITOLO QUATTORDICI (II)

La lega allor trovandosi legata,
spinta dalle pressioni di una base
che si sentiva non troppo appagata
tolse l'appoggio chiudendo una fase.





CAPITOLO QUATTORDICESIMO

LIBRO SECONDO

-Ghe pensi mi!- con piglio meneghino
vide l'Italia come una sua azienda,
pensò "all'esilio" del caro Bettino
ma la giustizia non calò la benda;
la sinistra, sconfitta ed umiliata
perché vedeva i figli di Almirante
con la camicia nera, rinfrescata
c'ogni fascista esultò festante.
-Ancora coi fascisti vai giranno!-
Voi avete ragione a dirmi questo,
ma se i rossi ancor noia vi danno
perché esser magnanimi col resto? (1970)

Intanto, tra fascisti e comunisti
l'Italia s'era data il suo padrone,
poche le volpi, tanti gli apprendisti,
chiuso ogni varco alla opposizione.
L'unica cosa che gli riuscì bene
diminuir la tassa alle Ferrari,
non gli riuscì di toglier le catene
per tangentisti e corruttori vari;
il dialogo con le organizzazioni
non era che una perdita di tempo,
provò a riformare le pensioni,
furon milioni a scendere in campo. (1982)

La lega, allor trovandosi legata,
spinta dalle pressioni di una base
che si sentiva non troppo appagata
tolse l'appoggio chiudendo una fase.
Cercò di ritornar subito al voto
ma Scalfaro compose una fazione
per tamponare il momentaneo vuoto
e questo fu chiamato "ribaltone"
Dini, già capo della Farnesina
fu incaricato della transizione
per risanar n'economia in rovina;
la destra s'infuriò: -Il Ribaltoneeeee!!! (1994)

Non la mandava giù il Cavaliere,
lui si sentiva unto dal Signore
pensava forse eterno quel potere,
gridava al mondo infame e traditore.
Ahi! che dolore! Ma la maggior pena
fu quando lo raggiunse all'improvviso (2000)
a Napoli, presidiando la scena,
di garanzia famigerato avviso.
Ahimè che pianto, tutti i servi sciocchi,
gente che si cibava del suo pane,
s'avevano mandato dei rintocchi
sciolsero al vittimismo le campane. (2006)

mercoledì 24 febbraio 2010

Fu qui che entrò..1903/1958

ma quei che s'accingeva alla contesa
veniva dalla scuola "piduista"
loggia segreta, alla leggera presa,
setta di gente intrigante e trista.




Fu qui che entrò in scena il "Cavaliere"
amico del Bettino, reo confesso
se non d'altro d'abuso di potere,
fuggito per non onorar processo.
Avendo gli strumenti persuasivi
in ogni casa entrò con prepotenza:
-Amici, i comunisti, sempre vivi,
torran la libertà con la violenza!
Per impedire ciò io scendo in campo,
berrò l'amaro calice per voi,
attenti ai rossi, non ci sarà scampo
se vinceranno! Però Dio è con noi!- (1914)

Una sinistra sempre sotto esame
da quarant'anni, ora revisionata,
uscita indenne da più infide trame,
parecchio scolorita ed annacquata,
credeva meritarsi finalmente
l'accesso alla stanza dei bottoni,
anzi, n'era sicura, che irridente
fu agli sproloqui di televisioni,
ma quei che s'accingeva alla contesa
veniva dalla scuola "piduista",
loggia segreta alla leggera presa,
setta di gente intrigante e trista. (1926

Tal setta prevedeva la conquista
d'ogni strumento che sforni opinioni
per impedir che il popolo capisca
che può aspirare a rivendicazioni.
Una scuola d'elite che andava al sodo
fondata sopra l'anticomunismo
ora che questo era appeso al chiodo
l'usò per seminare qualunquismo.
Usurpati un nome e una bandiera,
raccolti i rimasugli dei partiti
travolti dalla provvida bufera,
tutti i colori furono graditi. (1938)

A nord la lega ancor separatista
coi pochi socialisti assai sbandati,
a sud la truppa ancor filofascista
così anche questi furon sdoganati,
Mancuso, la Parenti magistrati,
gente abiurata come la Majolo,
un gruppo d'alto rango d'avvocati,
anche Pannella si prestò a fagiolo,
gli avanzi del partito Liberale,
roba da tempo senza più valore,
per la sinistra sembrò naturale
cantar vittoria e ciò fu un grosso errore. (1950)

Mentre doveva moderarsi Occhetto
perché del centro lo accettasse il coro,
il Cavaliere sparò un colpo ad effetto:
-Un milione di posti di lavoro!-
Presidente d'un Milan gran campione,
imprenditore già consolidato,
giorno per giorno in televisione,
l'Italia gli ha creduto e l'ha votato. (1958)

Si son svendute.1867/1902

Gioventù che è appesa a un cellulare,
schiava dei suoi bisogni ed alienata,




Si son svendute in nome del profitto
le conquiste di trent'anni di lotte,
lui solo ancor vanta qualche diritto,
per tutti gli altri s'è rifatta notte.
E' malinconico "l'ultimo operaio"
lui, che aveva il "padrone" e mai fu servo
vede i suoi figli schiavi, e, il peggior guaio,
al consumismo dar midollo e nervo.
Gioventù che è appesa a un cellulare,
schiava dei suoi bisogni ed alienata,
che ha studiato e non sa cosa fare
e alla precarietà s'è rassegnata; (1878)

ha speso nei Mac Donals la coscienza,
ha tutto, all'infuori del futuro,
vive con noia la propria opulenza,
pei deboli s'è fatto il mondo duro
ché l'individualismo esasperato
non ti consente di guardare indietro,
ci si sdegna a parlar di sindacato,
ognun misura con il proprio metro.
L'operaio s'interroga ed è triste,
questo non è il mondo che voleva,
forse il mondo perfetto non esiste
ma "lui" un po' più giusto già lo aveva. (1890)

E' male sopportato dal "padrone",
anche se è stanco e non può ferire,
ma ha l'orgoglio di una generazione
che mai servile fu, pur di soffrire.
Nel labirinto delle digressioni
ci siamo allontanati dal sentiero
là, dove valgono più delle opinioni
i fatti certi, senza far mistero.
Per ritornare sui lasciati passi
basta riandare al tempo che i partiti
si credevano eterni, come massi,
e furon sfarinati; bum! Spariti! (1902)

martedì 23 febbraio 2010

CAPITOLO TREDICI (II)

Quante assemblee, quanti l'argomenti,
mezzogiorno, la disoccupazione,
non erano trascurati gli aumenti
ma quelli li mangiava l'inflazione.




CAPITOLO TREDICESIMO

LIBRO SECONDO

Il vento proletario soffiò forte
che il fuoco prese piede in un baleno,
non puntò solo alla cassaforte
ma dei diritti volle fare il pieno.
S'ottenne che infortunio e malattia
venissero pagati per intero,
trenta giorni di ferie; Mamma mia!
per l'operaio non pareva vero.
Era così potente il sindacato
che uno "Statuto dei Lavoratori"
con ampie garanzie ed avanzato
si riuscì a strappare a "lor signori". (1830)

Nacquero i delegati, quanti allora
scelsero quella strada con l'impegno
di migliorare il mondo? Quanti ancora
la corsero per comodo disegno?
Comunque sia fu tanta l'euforia
ma solidarietà non venne spenta,
parve fiorir fra tutti un'armonia
da far la gente tutta più contenta.
Quante assemblee, quanti gli argomenti,
mezzogiorno, la disoccupazione,
non erano trascurati gli aumenti
ma quelli li mangiava l'inflazione. (1842)

Pur le mogli varcarono i cancelli,
doppio stipendio, cosa mai sperata
prima d'allora, che i sogni più belli
furon per chi lavora alla portata.
Comprarsi casa! E' il più grande sogno
per chi da proletaria stirpe viene,
si poté soddisfar questo bisogno
pur se non poche furono le pene;
il "capitale" non è generoso
per sua natura, ma aspetta che il vento
cambi di rotta, non resta a riposo;
-Dovrà pure finir questo momento!- (1854)

Il vento cambiò rotta lentamente,
e il "capitale" che mai s'era arreso,
l'indole ritrovò da prepotente;
or l'operaio si trovò indifeso.
S'eran creati gli ammortizzatori
per attutire lo scontro sociale,
mina per l'unità, i lavoratori
se son spaccati non fanno più male.
Mobilità e cassaintegrazione
hanno tenuto a freno la protesta
ma s'è negato a una generazione
d'entrare in campo. Che società è questa? (1866)

lunedì 22 febbraio 2010

Già da fanciullo.1759/1818

Fummo di colpo dei consumatori
ma il consumismo pretende danaro,
la coscienza svegliò i lavoraori;
anche il progresso può essere amaro.





Già da fanciullo se ne andò a bottega
senza fuggir dell'obbligo la scuola,
banchi al mattino, poi, martello e sega,
qualche ceffone, qualche brutta parola,
lui abbozzò ed imparò il mestiere,
presto fini la scuola, ed il futuro
era sacolpito già sopra il dovere
di un lavoro sì duro ma sicuro.
Quattordici anni, ancora bambino,
ancora imberbe, ma gà registrato
quale operaio, tracciato il cammino
che con orgoglio non ha più lasciato. (1770)

Anni sessanta, fu tutto un fiorire
di grandi fabbriche, di grandi cantieri,
tutto era grande, piccole le mire
ma il boom accese nuovi desideri.
Assolto quello che allo stato spetta
si prese moglie, (senza far le prove),
impararono insieme la ricetta
che poi è quella che ogni cosa muove.
Con la tivù ci furon le cambiali,
e, anche se era misero il salario,
la moglie faceva i salti mortali;
mai disatteso venne l'onorario. (1782)

Poi venne il frigo, poi la lavatrice,
oggetti oggi più che naturali,
cose che allora rendevano felice
chi le poteva aver....quante cambiali!
Vennero i figli, subito fu gioia,
-Ma quale gioia, crebbero i pensieri!-
Hai ragione mia cara, ma la noia
mai riuscì a tenerci prigionieri.
Fu il momento dell'auto, questa volta
le cambiali mettevano paura,
due, tre anni, una rata alta,
comunque azzardammo l'avventura. (1794)

Sempre la moglie a gestire i conti,
si rinunciava ad un paio di calzoni
ma la domenica s'era sempre pronti
con l'auto per cercar nuove emozioni.
Fummo di colpo dei consumatori
ma il consumismo pretende danaro,
la coscienza svegliò i lavoratori;
anche il progresso può essere amaro.
Quando dal sonno sveglia la coscienza
è problematico poi tenerla a freno,
ogni richiesta può apparir violenza,
si fa strada fra gli animi il veleno. (1806)

Chi crea prodotti venderli li deve
ma per comprarli serve la moneta,
il consumistico uomo tutto beve
in ogni novità vede una meta.
Quello che accadde era già scontato
da chi detiene le leve del potere,
ma, ciò che chiedi mai ti sarà dato
se non combatti per poterlo avere.
Una organozzazione sonnolenta
memore delle cariche scelbiane
riaccese la fiammella che era spenta
per il companatico...ora c'era ilpane! (1818)



Nuocere può.1711/1758

Nessuno già, nessuno lo vorrebbe
un copione già scritto, definito,
la vita un palcoscenico sarebbe
senza emozioni, grigio, scolorito,




Nuocere può la facile abbondanza
allora che si ignora la fatica
c'altri hanno fatto per la circostanza;
la pappa certa è sovente nemica
di una sana e matura formazione;
giovani di trent'anni che attaccati
alla gonna di mamma, l'intenzione
d'uscir dal nido ancor non li ha sfiorati
e, quando questo avviene, (a malincuore),
anche se grande sfarzo s'ha da fare
per consacrare il già stantio amore,
sempre più spesso vedi ritornare (1722)
sotto le protettive ali di mamma,
uomini che hanno paura del futuro
in un presente dove si programma
giorno per giorno, nulla più è sicuro;
s'accontentan dei frutti di giornata,
troppi i calcoli per gettare i semi
di vita nuova, (ella sì programmata)
risolti poi che son mille problemi. (1730)

Generazione non usa alla rinuncia
cerca d'avere mille garanzie
da quel futuro che non si pronuncia,
ne farlo può ché arcane son le vie
che mai altri percorse, e, grazie a Dio
che sia così; chi è che vorrebbe mai
saper la data dell'ultimo addio?
Anticipar le gioie oppure i guai?
Nessuno già, nessuno lo vorrebbe
un copione già scritto, definito,
la vita un palcoscenico sarebbe
senza emozioni, grigio, scolorito,
ma sono pochi i veri primi attori
che san, comunque sia, star sulla scena,
gli altri, e sono i più, escono fuori
dai già percorsi sentieri, appena appena. (1746)

Sentieri collaudati che un passato
lento, però perpetuo costruttore,
con la ruspa dei secoli ha tracciato
caricandoli di peso e di valore.
Riferimenti per generazioni
che quando crollano creano scompiglio
in chi è legato alle tradizioni;
ecco una storia per spiegarmi meglio.
E' una favola lunga, un poco triste
è la storia dell'ultimo operaio
che fece lotte, ottenne conquiste
e poi sparì; chissà per quale guaio? (1758)


domenica 21 febbraio 2010

CAPITOLO DODICI (II)

Già stanno appesi come foglie morte
i figli del benessere diffuso
rassegnati alla loro incerta sorte
d'un avvenir caotico, confuso.




CAPITOLO DODICESIMO

LIBRO SECONDO

La poesia è alito di vento
che canta tra la danza delle foglie,
la poesia è un dorato tramonto
allor che in mare il sole si scioglie,
un riverbero argenteo nella notte
mentre l'ultima lucciola s'accende
e poi si spegne; oggigiorno si sfotte
chi di ciò sa goder, non si comprende,
eppur chi fugge dalla poesia
eterno avrà l'inverno dentro il cuore,
vivrà già morto pur se ricco sia;
non sempre la ricchezza dà calore. (1682)

Già stanno appesi come foglie morte
i figli del benessere diffuso
rassegnati alla loro incerta sorte
d'un avvenir caotico, confuso,
convertiti per forza al liberismo
che ha mandato in esilio il posto fisso,
(pei loro genitori un catechismo),
senza reazione affrontano l'abisso
della precarietà, orrido, oscuro.
Quale eretico fosse, si bombarda
colui che aspira a un tranquillo futuro,
come se solo l'oggi lo riguarda; (1694)
come se fosse l'ultima stagione.

Ah! Che tristezza non capir che i beni
così copiosi non sono un'occasione,
ne frutto son di benevoli geni;
Geni son stati i padri, col sudore,
nello scalar ad uno ad uno i pioli (1700)
con la tenacia dello scalatore
nella certezza di non essere soli
per costruire strade ai loro figli,
strade che a questi ora paiono strette
e, ineducati ad adoprar gli artigli
godono ciò che l'oggi gli permette.
Consumato il raccolto altro ne viene
se si continua a coltivare i frutti,
le madie non saranno sempre piene
se anno per anno il grano non ributti. (1710)

venerdì 19 febbraio 2010

Sono sbarcati.1618/1670

Quei bimbi nudi, scheletri viventi,
tormentati dalle mosche e dal sole,
quegli occhi accesi, di parole spenti,
immagini che parlano da sole




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Sono sbarcati a notte, in riva al mare,
riflettori sulla scena puntati
per proiettare a tutti la diretta,
armati fino ai denti, corazzati;
la volontà d'aiuto va protetta
certo, ma non serviva sto reclame,
questo bailamme non era necessario,
chi vuol saperlo sa che là hanno fame,
non s'addice la claque al missionario.
Quei bimbi nudi, scheletri viventi,
tormentati dalle mosche e dal sole,
quegli occhi accesi, di parole spenti,
immagini che parlano da sole, (1630)
hanno il globo percorso in lungo e in largo,
hanno toccato il cuore delle genti,
svegliato le coscienze dal letargo,
ora, perché quei tragici strumenti?

Carriarmati dove serve farina,
fucili al posto delle medicine?
Perché c'è sempre chi sulla rovina
come sciacallo fa le sue fortune?
Durato un anno l'atteso intervento
usato a contrastar bande rivali,
per i poveri un palese fallimento
lasciandogli irrisolti tutti i mali.
Chi moriva di fame ancora muore
e lo continuerà finché rimane
inerte ad aspettare un salvatore
che sempre possa procurargli il pane. (1646)

Chi vuol donare aiuto sia sincero
senza imboccare ambigue scorciatoie,
con chi dell'ignoranza è prigioniero
s'usin dell'intelletto le cesoie,
l'istruzione resta il primo gradino
per una società che con ragione
è decisa di seguire il suo cammino;
gramo quel popolo senza l'istruzione!
Secolo che iniziò con la carrozza
così vicino all'epoca di Cristo
per come l'uomo s'empiva la stozza
stimar non può quanti traguardi ha visto,
ma, chi salir non seppe sul progresso
è un orologio fermo, mentre il tempo
da un giorno all'altro non è più lo stesso,
e, chi non regge al ritmo non ha scampo; (1662)

o forse scampo avrà chi resta in sella
al missile impazzito del progresso?
Più corre, più c'è il rischio che sfracella
e non si può fermar, non gli è concesso.
Quante certezze mandate in frantumi,
quanti valori stanno in agonia,
condannati a morire, usi e costumi,
condannata a morire è la poesia. (1670)










Passato l'alluvione..1575/1617

Non aspettarti un aiuto sincero
da chi ti illuse, se non hai risorse,
renditi conto che a partir da zero
pretendere non puoi di far le corse.




Passato l'alluvione il fango resta,
infatti quante le strade infangate
avanzi di quei sogni fatti in festa,
speranze spente, spesso violentate.
Tanta miseria emerge ma non frena
e si continua a scavalcare il mare,
se presi, rispediti senza pena;
solo per quelle barche fatte bare
si spende una parola di cordoglio,
ma una cosa veloce, il tempo costa!
e poi: -Ma qui si rischia il portafoglio!-
E' la meno razzista di risposta. (1586)

Dov'è la dignità vecchia Albania,
un popolo che brucia bibioteche
non può aspirar dal mondo simpatia,
e tanto meno ancor l'azioni bieche
di chi condanna fanciulle innocenti
con la violenza al meretricio amplesso,
ne chi distrugge gli stabilimenti
può reclamare poi lavoro appresso.
La libertà è un vino delicato
che va bevuto con moderazione
specie da quel che non è abituato,
chi si ubriaca perde la ragione. (1598)

Accellerata dalle finanziarie
or quella collettiva ubriacatura
ha dimostrato quanto son precarie
le conquiste improvvise; alla paura
d'aver sognato non ci si rassegna
e la violenza esplode con la rabbia
per chi t'ha rotto il sonno e or ti sdegna
quale appestato fossi con la scabbia.
Non aspettarti un aiuto sincero
da chi t'illuse se non hai risorse,
renditi conto che a partir da zero
pretendere non puoi di far le corse. (1610)

Non serve andare col tempo lontano
ché la Somalia è ancora agonizzante
dopo che il mondo ricco è accorso invano
per arrendersi poi. Quanto è pesante
fare la guerra alla fame, alla miseria,
dove manca la forza per mangiare,
dove chi ha forza ha la cattiveria. (1617)

CAPITOLO UNDICI (II)

Un'autostrada adesso sembra il mare,
barche, canotti, navi arruginite,
grovigli umani a rischio d'affondare
per illusioni vaghe, indefinite,




CAPITOLO UNDICESIMO

LIBRO SECONDO

La terra è madre di uomini beati
cui nulla rifiutò, nulla di nulla,
forse matrigna d'altri, sfortunati
c'ogni bisogno primario ci s'annulla,
lo sanno i primi ma chiudono gli occhi
per non addolorare troppo il cuore,
l'altri, che sono i più, non hanno sbocchi
ma del progresso sentono l'odore.
Odore che nell'etere si estende
da antenne paraboliche diffuso,
odor che inteso giunger si pretende
da chi alla mensa si vorrebbe escluso. (1546)

S'affronta il mare per terre dei sogni
dove si danno scatolette ai cani,
dove appagati sembrano i bisogni
anche i superflui, anche quelli strani;
un'autostrada adesso sembra il mare,
barche, canotti, navi arruginite,
grovigli umani, a rischio di affrontare
per illusioni vaghe, indefinite,
alimentate da spoot martellanti
che hanno travalicato le frontiere,
(consumistici beni, auto fiammanti,
telefonini, profumi, crociere,)
sparati in faccia a una miseria antica
rimasta dignitosamente muta
per oltre mezzo secolo, nemica
d'una guerra che mai fu combattuta. (1562)

Caduti i muri, aperte le frontiere,
or non si reggon più quei disperati
cui l'Eldorado si è fatto vedere;
molti già i muri a esser reclamati.
Puoi arginare il fiume nel suo letto
ma se tracima allora sono guai,
l'acqua dilaga ovunque, con dispetto,
che farà tanti danni già lo sai,
e ti senti impotente all'improvviso
di fronte a quell'evento inaspettato,
ripensi a prima e vedi il paradiso
specchiato a ciò che adesso è alluvionato. (1574)