lunedì 25 gennaio 2010

Di quel giorno...3191/3234


alpini durante l'alluvione a Cencinighe
nell'Agordino; novembre 1966




Di quel giorno resta limpido schermo
illuminato, di quel tram notturno,
lei mesta che saluta, io che sto fermo
senza curarmi di scaduto turno
col rischio di subire punizione
ciò che neppure quella volta avvenne,
Cupido forse la sua protezione
pose su me e mi salvò le penne.
Avrei desiderato l'amore mio
da baciare, stringere fra le braccia,
ero per lei fuggito, forse Dio
quando si ha sete riempie la borraccia. ..(3202)

Parentesi si chiuse in quella Roma
che d'altri tempi fu più generosa,
e, ritornammo a sopportar la soma
di vita militar cupa ed uggiosa.
Se il due di giugno riuscì la parata
il quattro di novembre l'alluvione
ci tenne all'erta nella camerata;
fu il dì che l'Arno perse la ragione,
sventura che vivemmo di riflesso
allora che il Cordevol, soffocato
ruppe la frana otturante il deflusso
e l'onda rovinò sull'abitato ..(3214)
sino a dissotterrar dal cimitero
trasformandole in gondole, le bare,
così che alveo divenne il paese intero,
l'ossa di case sul limoso mare
rimasero a testimoniar l'evento
come sospese ad invisibil filo
da far tremare per n'alito di vento;
tanti abitanti persero l'asilo. .....(3222)

La colonna fermò ad Agordo giunti,
oltre nei flutti la strada era sciolta,
da solidarietà venimmo punti,
ci prestammo non una sola volta
a sopportar farina e materassi,
a piombo su quel torrente impetuoso,
tesa una corda per guidare i passi,
fatica non chiedeva mai riposo.
E' sconvolgente veder la natura
romper le briglie che l'uomo gli impone,
spesso l'uomo coltiva la sciagura,
ma quando vien non se ne fa ragione.(3234)


1 commento:

Anonimo ha detto...

Molto bella mi ha riportato indietro nel tempo.
Lucia