mercoledì 27 gennaio 2010

CAPITOLO VENTINOVE

2 dicembre 1968 Lo sciopero contro le gabbie salariali nel siracusano trasformato dalla polizia in una caccia a uomini disarmati. Due i morti, una quarantina di feriti gravi




si sparse sangue ad Avola, lo stato
che sberleffi subiva da studenti
era lo stesso che là, sul selciato
sparò ai braccianti, figli irriverenti





CAPITOLO VENTINOVESIMO

Se in officina era ancor l'aria chiusa
leggera brezza tra risorte masse
stuzzicava il torpore, e, come intrusa,
percosse le coscienze come casse.
Sedea sui banchi delle superiori
col suo basco di feltro Che Guevara,
studenti giudicavan professori,
assordante di slogan la fanfara
percorreva le strade, empia le piazze,
mentre il ritratto di un pacioso Mao
campeggiava tra giovani e ragazze,
fresca sorgente nel verde vivaio. (3730)

Scoppiava i sessantotto ed alla Scala
volaron l'uova fresche sui visoni,
sembrò crollare il mito della gala,
anche le donne si misero i calzoni.
Resse bene lo stato allo scossone;
( eran pur sempre i figli prediletti!)
basta aspettar si cheta anche il tifone,
si tratterà di riaggiustare i tetti,
ma il vento penetrò nel limbo casto
dell'operaio mondo, refrattario
ad esterne correnti, unico tasto
era richiesta di maggior salario. (3742)

Corse quel vento dalla gran pianura
chiudendo le serrande ed i cancelli,
e chi delle uova non ebbe paura
ricominciò ad arrotare i coltelli,
si sparse sangue ad Avola, lo stato
che sberleffi subiva da studenti
era lo stesso che là, sul selciato,
sparò ai bracianti, figli irriverenti.
Schizzò quel sangue per l'Italia intera
e la conquista della giusta causa
unì le masse sotto la bandiera
smessa e sgualcita per sì lunga pausa. (3754)

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