sabato 30 gennaio 2010

Nazionalizzazion..4639/4678

Ah! Maledetta Terra! Quando penso
che ancora calca il demone il tuo suolo;
sia maledetto chi gli dà consenso,
potesse l'odio mio frenar quel volo....




Nazionalizzazion delle risorse
allarme mise ai grandi monopoli,
minaccia reale per obese borse,
esempio cancellante antichi ruoli.
Come figliuol che rinnega suo padre
e lui da questi viene ripudiato,
le multinazionali avide, ladre,
potenti più d'ogni potente stato,
chiusero i ponti ad ogni magro aiuto
e, le categorie di privilegio,
quelle che sciopero han sempre temuto
lo usarono come strumento egregio. (4650)

Ah! Maledette le casseruoline
mogli di funzionari o generali
che mai ebbero vuote le cucine
ma sempre vuote furon d'ideali.
Ah! Maledetti siano i camionisti,
affamatori dei loro fratelli,
grancassa nelle mani dei fascisti
gente che sa governar coi coltelli,
ed i coltelli giunsero e le bombe
pianse la terra per il compagno Allende,
con prepotenza la ragion soccombe
ma, senza lotta il popol non s'arrende; (4662)

e, corse sangue inzangherando i cuori,
quell'esercito stimato fedele
carnefice fu di lavoratori,
il capitale sciolse le sue vele
al vento reazionario d'occidente
e, il vento caldo color di gabbiano
travolto fu, le sue speranze spente,
e crebbe il loglio soffocando il grano. (4670)

Ah! Maledetta Terra! Quando penso
che ancora calca il demone il tuo suolo;
sia maledetto chi gli dà consenso,
potesse l'odio mio frenar quel volo
che sangue proletario ancora versa,
la resistenza travolgerlo possa,
ogni sua traccia al vento sia dispersa
Terra! Negargli pur devi la fossa! (4678)

venerdì 29 gennaio 2010

Agli alluvioni..4591/4638

Salvador Allende Presidente Cileno Ucciso l'11 settembre 1973, durante un colpo di stato militare appoggiato dagli Stati Uniti




D'Unidad Popolar il vento caldo
senza stemprarsi travalicò le Ande
come gabbian leggero ma spavaldo


Agli alluvioni della primavera
il fiume mio senza straripar resse,
scorreva ora la corsa sua, leggera,
volgendo agli ideali l'interesse.
D'Unidad Popolar il vento caldo
senza stemprarsi travalicò le Ande,
come gabbian leggero ma spavaldo
che ritornar indietro non intende;
ei superò senza garrir l'Atlantico,
e quel silenzio esplose come tuono,
in lode s'innalzò dall'alme il cantico
dell'Internazional, celestial suono. (4602)

I rapaci non persero un momento,
s'unirono falchi, aquile,avvoltoi,
adunche arpie furon reggimento;
al capitale non servono gli eroi,
coltiva sgherri sempre pronti all'uso,
tingendoli da strenui difensori
d'un potere che ad altri viene escluso;
cambiarli puoi ma non cacciarli fuori
duci del capital, con il tuo voto,
in nome di diritti minacciati,
il vero intento non è poi remoto;
mantener privilegi inusitati. (4614)

Spropositate ricchezze per pochi
sempre si dicon "diritti acquisiti",
ricchezza è lei potere e guida i giochi,
regolamenti mai li avrà sgraditi.
Il popolo ha bisogno d'illusioni
per mantenerlo quieto; se non altro,
l'idea che con le libere elezioni
possa assumer potere è un modo scaltro
di mantenerlo legalmente al morso. (4623)

Troppo sicuro degli strumenti suoi
non teme incidenti di percorso
l'avido capitale, e come i buoi
considera le masse al giogo chine
Succeder può che pur con carte false
certezza di vittoria abbia lei fine;
chi perder mai non vuol cerca rivalse.
In quella terra povera e lontana
dove brillava l'astro di Neruda
del popolo festosa la campana
le sue note lanciò ad ognun che suda. (4634)
Con le leggi costruite dai padroni,
nella legalità aveva vinto
senza il sangue delle rivoluzioni
con la ragione più che con l'istinto. (4638)

CAPITOLO TRENTACINQUE

Scordato s'è quella carezza lieve
del vellutato tappeto di muschio;




CAPITOLO TRENTACINQUESIMO

Il matrimonio è fiume di panura,
scivola cheto senz'increspar l'onda,
l'impeto non ha più della  natura
allor che l'ovattata schiuma bionda
s'infrangeva sulla roccia lucente
e cristallini rivi, balzellosi
spruzzavano quell'aria trasparente;
coriandoli invisibili e scherzosi.
Quante stelle nelle nitide notti
si son spezzate su quell'onde liete
tra infiniti silenzi, e ininterrotti
verdi boschi di larice e d'abete. (4550)

Scordato s'è quella carezza lieve
del vellutato tappeto di muschio;
quel delicato bacio della neve
in magica fusione, sott'il vischio,
le parassite sue perle d'ambra,
che in grappolo regal natura reca,
raggio di luce nell'umida ombra
di cui natura il mostrare non spreca. (4558)

Il matrimonio è fiume di pianura,
scordato s'è purezza di sorgente,
il gioioso saltar nell'avventura,
la siluette leggera del serpente,
l'improvvisi, inaspettati amplessi,
nell'unione feconda d'altre vite,
i porpurei tramonti in lui riflessi
di vette che d'eterno son guarnite. (4566)

Il matrimonio è fiume di pianura
e, s'ha scordato l'impeto, la gioia,
afona corsa mantien, quasi oscura,
offrendo all'occhio malinconica noia,
ma nel tacito suo pigro cammino
fertilizza le terre che lui bagna
auspicio di prolifico destino
che al cheto scorrer suo s'accompagna;
irriga l'orti, disseta l'armenti,
per impastar con calce dà la rena,
depura da liquami ed escrementi
la società che ne sarebbe piena. (4578)

Sia custodito, rimboccato l'argine
in primavera non mancherà piena
che inondar vorrà con la sua ruggine
di lorda mota ogni arteria e ogni vena.
Reggeran l'argini se tolleranza
li sosterrà su ambedue le sponde,
si placherà la travolgente danza
e torneranno a scomparire l'onde.
Dall'alveo suo poi cercherà d'uscire
se sarà orgoglio che regge la riva
e il prato dell'amor vedrai sparire
prima che giunga la stagione estiva. (4590)

A rimaner..4478/4538

Non è l'astio tra proletari eterno
e l'operai gli aprirono le braccia,
l'offerta rifiutò, quasi con scherno,




A rimaner deluso come tanti
quel giovane illuso da promesse;
nessun parlava più con lui davanti,
agiva ognun come non esistesse
ma non per ciò fu discriminazione
a negar per costui maggior profitto,
tanti l'anziani a far stessa funzione
meritar precedenza per diritto.
Nessun più gli volgeva la parola
e, senza scoppio la rabbia covava;
contro chi puoi scaricar la pistola
se glacial solitudine ti grava? (4490)

E continuò la battaglia da solo,
più che mai solo, solo contro tutti,
assentandosi spesso ma con duolo:
-M'hanno ingannato! Sporchi farabutti!-
Pensando ai capi tra se ripeteva,
e, controllato fu colto in flagrante
mentre ennesima mutua si godeva;
sospension di tre giorni fu all'istante. (4498)

Io, delegato, corsi in sua difesa;
ci fosse colpa non potei negare,
pregai come mai fatto avevo in chiesa
il direttor, cercando di spiegare
ch'era un ragazzo giovane, immaturo,
ma pur sempr'era un padre di famiglia
e, quel dottore che parea sì duro,
che m'ascoltava senza batter ciglia,
il supplicar mio colse, a condizione
ch'io richiamassi al dovere l'amico
e fu tolta così la sospensione;
rivolto a lui: -Ascolta ciò che dico, (4510)
attento! T'hanno messo sotto tiro!
Cader dall'alto al basso è un baleno,
più duro assai salir, ma verrà il giro
che d'altri non sarai pagato meno. - (4514)

Ma le fatue promesse erano brace
che la mia pioggia non bastò a smorzare,
sospetta beffa gli negava pace,
al giogo non si volle rassegnare.
Prese a distrugger più che a costruire
una reputazion già traballante
calamitando su di se le ire
di chi promesse fatte aveva tante;
lavorava con spregio, con disprezzo,
perduto avea la lena in produzione,
non rispettava macchina ne attrezzo,
ne da compagni accettava ragione. (4526)

Non è l'astio tra proletari eterno
e gli operai gli aprirono le braccia,
l'offerta rifiutò quasi con scherno,
temette forse di vedere in faccia
quanto sia greve di realtà l'aspetto
e nuovamente cadde in colpa grave
che abbandonare il campo fu costretto;
nessun gli aveva chiuso porta a chiave,
forse il coraggiò gli mancò d'aprirla,
l'orgoglio forse gli negò la forza;
la solidarietà non puoi tradirla
se cuor non hai di cortecciosa scorza. (4538)

Fu la lotta ..4431/4478

-Altro non è che un fijo de na miggnotta!-
Gridava l'orda come forsennata
- Colui che si ritira dalla lotta! -




Fu la lotta per un premio acquisito
ma che l'azienda rinnegava tale,
furono mesi di pesante attrito,
la partecipazione era totale.
Mesi con busta paga dimezzata,
le posizioni ferme come roccia
finché l'azienda ebbe una trovata;
per qualcuno sembrò gelida doccia.
-Quel premio c'hanno i veterani preso
l'anno passato, st'anno non gli tocca,
ai nuovi assunti comunque sarà reso
così vedrem se situazion si sblocca!- (4442)

A questa offerta ci fu chi s'arrese,
il giovane campion pure non resse;
( perché perdere i soldi a fine mese
quando risolto era l'interesse? )
Alla ennesima uscita del programma
rimase solo nel vasto reparto
continuando a saldare e quella fiamma
l'ira totale accese, senza scarto.
Spontaneamente si formò un corteo
ed il meschin venne messo alla corde,
slogan rabbiosi s'urlavano al reo;
assai più di percosse lingua morde. (4454)

-Altro non è che un fijo de na miggnotta-
Gridava l'orda come forsennata
- Colui che si ritira dalla lotta! -
passò il corteo senza fare fermata.
Il giovane crollò e uno sgabello
brandendo in aria minaccioso tenne:
-andate via di qua! Faccio un macello!-
Scagliato l'ebbe e come straccio svenne. (4462)

Qualcuno corse a prender la barella;
s'era placata la rabbiosa ira,
la processione uscì senza favella,
senza scordar qual fosse la sua mira
e la lotta pagò, tornò la quiete,
dopo l'ore passate a far picchetti
s'ebbe ragione e furon l'ore liete.
Premiati furon gli operai provetti,
non tutti certo furon soddisfatti,
chi aspettava qualifica e non giunse
ma fu la prima volta che nei patti
rappresentanza d'operai s'assunse (4474)
il peso di trattare, e, le proposte
non era più l'azienda a presentarle,
dai delegati venivano esposte,
la forza stava nel quantificarle. (4478)

,CAPITOLO TRENTAQUATTRO

Per dimostrar l'abilità che aveva
si pose a capofitto, senza posa,
d'ogni altro in più produrre egli doveva,




CAPITOLO TRENTAQUATTRESIMO

Perché noi nel dolor ci s'affratella
e ciò sempre non vien l'altri momenti?
L'egoismo d'ognun spesso cancella
l'umane qualità che son presenti,
intrinseche nell'uom, come i difetti,
ma questi stanno a galla facilmente,
l'altre pesanti sono e s'è costretti
notarle rare volte solamente.
L'egoismo d'invidia è genitore
e questa, subdola, vaga tra le genti
rodendo fegati, spargendo livore,
specie dove vi sono concorrenti. ..(4394)

Il dipender comun diventa gara
quando si svolgono le stesse mansioni,
meriti altrui lascian la bocca amara,
ostacolo alle proprie aspirazioni
per chi carriera coltivare intende,
anche uno scatto di categoria
materia è che a volte si contende,
ciò basta a far d'invidia e gelosia
attrici della scena, e, con favore,
lor ritenendosi dei buoni registi,
i capi spesso fan da primo attore
e nascon farse ilari o drammi tristi. (4406)

Quello che vengo a raccontarvi ora
ritorna in me a spolverar tristezza,
storia d'umile gente, che lavora,
quando l'unione solidal si spezza.
Giovane, dall'infanzia travagliata,
capace del mestiere, come tanti,
famiglia sulle spalle appena nata,
tanta la voglia di passar davanti.
Per dimostrar l'abilità che aveva
si pose a capofitto, senza posa,
d'ogni altro in più produrre egli doveva,
ai capi piacque tanto tale cosa. (4418)

Fu l'occasion per rivedere i tempi,
per misurare questi avean le cavia
per correre di più v'eran l'esempi,
chi non reggeva s'accusava d'ignavia.
-Attento giovanotto o saran guai!
solo non puoi combatter contro tutti-;
-Bravo ragazzo, non preoccuparti, vai!
non son cattivi come sono brutti,
ti darem l'aumento non temere!-
E continuò a correr senza freno
verso quelle promesse lusinghiere
seminando tra i compagni veleno. (4430)

Ahi, quanto..4303/4382

Uscendo dalla notte avrà la forza
di squarciare le nubi il nuovo sole?





Ahi, quanto cantar di codesto pesi!
Già correvan progetti pel futuro
di quel bambin di appena pochi mesi,
inaspettato giunse il colpo duro.
Come se a notte fonda, in un locale
fulgido di colori sfavillanti
piomba d'un tratto il buio più totale
cancellando ogni cosa che davanti
ancor rimane, ma sembra svanita,
più sforzi l'occhi e più ti sembran ciechi;
solo il rumore ti lega alla vita
e, le voci degli altri sembran echi (4314)
che rimbalzano nella oscura notte,
alcune di conforto, altre di speme,
d'augurio per uscir da quelle grotte
con la salvezza di colui che geme
e, permanendo il buio par svanire
della luce il ricordo e dei colori,
par ch'essi mai più debbano venire,
la notte par che tutto ormai divori. (4322)

Precipitevolissimevolmente
vorresti uscir dall'incubo, ma frena
il muro dell'incognita presente
si che a tastoni muovi, malapena,
tra lo squallor d'affollati ospedali
con coscienziosi e capaci dottori,
caposala che sembran generali,
con infermieri pronti a far favori
per ottenere mance, oppur distratti
se generosità non manifesti,
marito e moglie, ambedue disfatti,
taciti stanno e l'occhi hanno pesti (4334)
per le passate notti a far la veglia
in vuote sale fredde, e, nell'attesa
s'addorme la speranza e si risveglia;
mai ch'ella chieda definitiva resa.

Sembran nuvole i giorni, senza vento,
trascorron lenti col loro grigiore,
rassegnazion si confonde al tormento,
non hai vergogna di pregare il Signore.
Fatte le lastre, le analisi, gli esami,
è con sollievo, con liberazione,
(pur se nell'aspettar l'esito tremi),
che accogli la temuta operazione. (4346)

Veder quel bimbo dall'età incosciente
volgere al cielo gli emormi topazi
spinto su quel lettino lievemente
verso quell'antri di dolore sazi
sembra ibernarsi il cuore, e la favella
prigioniera com'è rimane muta,
speranza in mente con il timor duella
mentre il pensiero oltre la porta scruta,
e fumi due, tre, quattro sigarette,
acre fumo t'avvolge, ancora insisti,
eterne l'ore sono, maledette,
vuoti l'occhi, ceder non puoi; resisti (4358)
fin quado s'apre la vetrata porta:
-Tutto bene!- Stremato un professore
con quelle due parole ti conforta
e già dell'alba si vede il chiarore.

Uscendo dalla notte avrà la forza
di squarciare le nubi il nuovo sole?
L'incognita riman ma non si smorza
anzi riaccendersi la fiducia vuole,
e, quando uscir rivedi quel lettino
col bimbo sveglio, pur s'ha flebo appesi,
dall'alba esplode un nuovo mattino,
l'occhi che in notte son rimasti accesi
come il faro per indicare il porto,
esaurita ora hanno l'energia,
vanno a riposo e non hanno torto,
adesso è diradata la foschia. (4374)

Miri quel fiore che rifiorire vedi
mentre altri avvizziscon nel languore,
_Grazie Signore!- pure se non credi
gioia ricolma il vuoto che il dolore
scavato aveva con le sue tempeste
e, la famiglia ch'è stata provata
da previsioni che erano funeste
or dalla prova ne esce più temprata. (4382)

CAPITOLO TRENTATRE

il piccolo aretino fu campione
nel tingere sì colorito affresco
usando tutto fuor che la ragione.




CAPITOLO TRENTATREESIMO

E' umano errar, perché un'errata coppia
s'è consenziente lei d'aver sbagliato
costringerla si vuole a viver stroppia?
Costringere altri a odiar non è peccato?
Dure a modificarsi son le leggi
specie se toccan fatti di coscienza,
ma i popoli non son belanti greggi
e chi li guida, deve, all'occorrenza
il loro grido ascoltar se necessario
cambiar le leggi che odorano di muffa,
ma, storico cammino , millenario,
quando si devia può crear baruffa; (4258)

e la baruffa non tardò a scoppiare
ché il divorzio, (parola scandalosa
sino ad allora solo a pronunciare),
per legge diventò fattibil cosa.
Chi parlò d'attentato alla famiglia,
chi lo sconquasso sociale predisse,
non vollero ingoiare la pastiglia;
l'abolizion si chiese, allor s'indusse
il referendum per l'abrogazione
e la contesa infiammò l'Italia,
ogni partito ed ogni associazione
con fervor si gettò nella battaglia. (4270)

Scesero in campo gli araldi crociati,
demonizzarono i separatisti,
scomuniche lanciarono i prelati,
divorzisti contro antidivorzisti,
dal tragico al comico al grottesco,
il piccolo Aretino fu campione
nel tingere si colorito affresco
usando tutto fuor che la ragione.
-Scapperanno le serve con le mogli!-
volgendosi ai braccianti di Sicilia
egli sparò; -E nasceranno imbrogli,
maschio con maschio formeran famiglia!- (4282)

Sembrò resuscitato il medioevo
ma non si mise il popolo paura,
si chiuse la battaglia e fu sollievo
per chi non giudicava una sventura
quella legge, che venne confermata
dal voto popolar; chi avrebbe perso?
Fu forse la famiglia mutilata?
Divenne il viver torbido e perverso?
Peggiorò forse ma non per la legge,
altre le cause affioranti e cupe,
il terrorismo scagliò le sue schegge,
la droga eresse tragica la rupe. (4294)

Divorzista io fui però al calore
d'una famiglia unita sempre ho teso,
di divorziar mai mi sfiorò l'odore
pur se non sempre fu leggero il peso
che l'obbligo a coniugi comporta,
a ripensarci il duolo è un buon collante,
ad aggrapparsi l'uno all'altro esorta
specie se nel dolor cade l'infante. (4302)

giovedì 28 gennaio 2010

L'amor che fu..4210/4246

amor paterno, amore coniugale,
amor che rende unita la famiglia,
istituzione antica, contrastata
da chi timore ha di portare briglia,




L'amor che fu d'amanti or di compagni
che unisce nell'amara e dolce sorte,
non più l'ardenti vampe, non più i bagni
nel vorticoso mar, ma pure forte
ora che altre anime abbracciare ei deve,
come termico inpianto, funzionale
da cui ogni andito tepore riceve,
amor paterno, amore coniugale,
amor che rende unita la famiglia,
istituzione antica, contrastata
da chi timore ha di portare briglia,
o, vita preferisce sregolata. (4222)

sia benedetta o no, quando un'unione
non ha fonde radici nell'amore
è come un frutto che fuor di stagione
rimane appeso perdendo ogni umore,
inacidisce prima, poi, avvizzendo
cibo non è più d'api ne d'uccelli,
gli riman da morire imputridendo,
meglio che un vincolo allor si cancelli,
ne, potrà costrizione, oppur l'imperio
d'arcaiche leggi secolari, antiche,
regger n'unione senza desiderio,
senza distrugger di forzati psiche. (4234)

In proletari ancor regge il valore,
forse i triboli legan più dell'agi?
O forse è più necessità che amore,
pensiero d'affrontar duri disagi
più grevi a sopportar in solitude?
Un reciproco opportunismo, ambiguo,
in limbo opaco di sovente chiude;
secca ogni fiore non essendo irriguo,
l'aridità cova l'indifferenza,
l'indifferenza può far nascer l'odio
e l'odio partorisce la violenza,
giunti a quel punto non c'è più rimedio. (4246)

Modesta era..4153/4210

nemmeno a pranzo, allora che alla mensa
correr devi per accorciar la coda,
momento culminante, folla intensa,
in unico local dove si snoda
in transennata calca la fiumana




Modesta era la griglia di partenza
ma dignitosa certo, non mendica,
chi di lavoro vive, all'astinenza
d'agi e di sprechi, sta senza fatica,
e, s'era il tempo dalle lotte inciso,
il sacrificio non vedevo vano;
l'espiazion per offrir paradiso,
l'eredità di un mondo giusto e sano
a chi, sul lungo treno della vita
era appena salito, sopportavo
senza dolor, m'era quasi gradita
al pensiero del fin per cui lottavo. (4164)

Il camminare proletario pesa
ma non perché il produrre sia pesante,
non tanto la carcassa viene offesa
quanto lo spirto nel correr stressante.
Dal trillar della sveglia mattutino,
(ghigliottina dell'abusivo sonno)
ogni attimo del giornalier cammino
fino a che il sol non ha girato il monno
meticolosamente è programmato.
Tanti minuti per la colazione,
perché sia in tempo cartellin timbrato,
tanti minuti per la produzione (4176)
perché il profitto venga assicurato;
tempo non v'è per una riflessione
nemmeno a pranzo, allora che alla mensa
correr devi per accorciar la coda,
momento culminante, folla intensa,
in unico local dove si snoda
in transennata calca la fiumana
per far placare il morso del digiuno;(4184)
è consuetudinaria razza umana,
vizi e bisogni regola d'ognuno
che bisogno par divenire vizio
e la routine trasforma in un automa
chi opera in qualsiasi esercizio
che par d'ognun la volontà sia doma; (4190)
e, pur quel pasto meritato, giusto,
s'ingolla nella non costretta fretta
come insaporo fosse, senza gusto,
più che rifoncillar, par che ricetta
impositiva abbiano ad ei prescritto,
sì che pur quel momento rilassante
non è come dovrebbe per diritto
ché quando la sirena, sibilante,
al lavor pomeridiano chiama
più lento par lo scorrer verso sera
e, finalmente giunta, ognuno sciama
verso il suo focolar di gran carriera; (4202)

soltanto allora, varcata la soglia
placa lo stress e umana dimensione
d'ogni costretto laccio alfin si sbroglia,
diventa reggia l'umile magione
e, nel calore delle quattro mura
torna a scaldarsi il cuor, si scioglie il gelo
che ha reso fredda la giornata e dura;
sempr'è l'amor che funge da disgelo. (4210)



CAPITOLO TRENTADUE

Già diveniva l'appartamento stretto,
la culla, carozzina, il seggiolone,
la bagnarola per fare il bagnetto,
nulla dovea mancare al pacioccone.




CAPITOLO TRENTADUESIMO

L'evento fu felice o parve almeno,

un maschio sano e forte, cinque chili,
guardar quel pupo così tondo e pieno
parean svanire i giorni tristi e ostili.
-Tutto suo padre!- Un coro puerile
scimmiottando a quel pupo ancora cieco
si ripeteva per sembrar gentile
verso di me, ma, rimaneva spreco
quel gjudizio per tanti sì palese
non mi toccava, veder quel neonato
cui la natura non recava offese
completamente m'aveva appagato. (4102)

Già diveniva l'appartamento stretto,
la culla, carozzina, il seggiolone,
la bagnarola per fare il bagnetto
nulla dovea mancare al pacioccone.
Mentre la mamma cambia i pannolini
tu scaldi il biberon per la poppata,
marito e moglie sono più vicini
uniti in quella nuova vita nata. (4120)

Non posson più sottrarsi al nuovo peso
genitori coscienti d'esser tali,
il libertino ardor venga sospeso
però mai si tradiscan l'ideali;
a volte il prezzo loro fa duello
con quello che al bisogno utile pare,
ma, rettitudin rimanga modello
se vuoi ch'eredità possa giovare
e, se con sforzo tuo e sacrificio
potrà un giorno qualche gradin salire
della scala sociale, il beneficio
non serva a rinnegare il suo partire. (4132)

Ancor non parla e già pensi al futuro
di codesta creaturina indifesa,
e tu che sai quant'il viver sia duro
vorresti il suo cammin tutto in discesa,
e ciò che in te è rimasto represso,
in lui, vorresti vedere realizzato,
carne della tua carne, altro te stesso,
nulla vorresti vedergli negato. (4140)

La condizion sociale è genitrice
d'ogni, se pur legittima, illusione,
non può negar però futur felice
anche al più umil figlio di garzone,
ma quando s'ha vantaggio alla partenza
tante le porte che s'apron da sole
pur con immeritata riverenza,
altro bussar dovrà s'aprirle vuole
e la tenacia al merito accompagni
ne si scoraggi, ma in lui stesso creda;
s'è sol lucroso il fin mai ci si lagni
dell'egoismo cui si diventa preda. (4152)

In quel contesto..4055/4090

Gioia ti da veder crescer la luna
in lei che porta il frutto del tuo seme,




In quel contesto d'ampie aspettative
logico parve a me cercare prole,
vita non v'è se vita non rivive,
triste l'union che riviver non vuole.
Gioia ti da veder crescer la luna
in lei che porta il frutto del tuo seme,
preghi il Signore affinché la sfortuna
non abbia a far crollar l'immensa speme
e l'apprensione cresce con i giorni
che sforna il tempo lentissimamente,
la fantasia, che già cerca i contorni
sia un lui od una lei non cambia niente, (4066)

fin quando, dalla sala-parto esce
l'ostetrica dicendo:-Tutto bene!-
a frenar l'emozion non si riesce,
e lei, che ha terminato le sue pene,
ad abbracciare corri, e par più bella
in quel sereno pallido candore,
la gioia d'esser mamma già cancella
dell'aspre doglie il passato dolore. (4074)

-Non c'è niente da far!- Quale sconforto
per chi dopo speranza ed illusione
si sente dire: -Il bimbo è nato morto! -
sembra crollar del mondo la ragione
ma se c'è amor s'attenuerà la pena
e quella gioia che è stata tradita
ritorneà ad irradiare la scena
quando più tardi fiorirà la vita. (4082)

Tragico invero allor che nel languore
nuova vita s'inizia, tutto il mondo
sembra crollare al pover genitore,
futuro tribolar lungo e profondo
incognito e crudel gli si dipinge
e, giovinezza muor negli ospedali
dove speranza sempre si restringe
ma il dolore si placa in altri mali. (4090)

Sicuro il pane..4015/4054

Gino Giugni, padre dello Statuto dei diritti dei Lavoratori nel 1970

Non più timor d'aver mezza mesata
per infortuni oppur per malattia,
senza causa che non fosse provata
nessun poteva più cacciarti via


Sicuro il pane, anche se non molto,
a ridurlo ci pensavano le lotte,
mai fosse un mese completo il raccolto
ma tante le barriere ad esser rotte.
Alto il costo ma ne valse la pena,
sembrò quel vento non aver più fine,
penetrò ogni arteria ed ogni vena,
giunser le rose dopo tante spine. (4022)

Non più timor d'aver mezza mesata
per infortuni oppur per malattia,
senza causa che non fosse provata
nessun poteva più cacciarti via;
ridotto orario, raddoppio di ferie,
ogni diritto divenia conquista,
dure a morir son le antiche miserie
e mai di quelle è vuota la lista,
ne solo di pecunia orfane sono,
miserie antiche della sudditanza,
del subdolo adular servile e prono,
dell'arrivismo pieno di iattanza; (4034)

l'invidia per l'altrui meriti giusti
onorati con più lauta mercede,
rabbia per meriti ignorati e frusti,
o per gli onori in una indegna sede;
mille miserie, l'una all'altra opposta,
da tutte non si può essere immuni
e liberarsene sempre caro costa,
più dell'acciaio son dure le funi. (4042)

La soluzione di codesti mali
nell'egualitarismo parve colta,
finirono gli aumenti personali,
venne così l'anzianità travolta
e la capacità mortificata,
comunque ognun rimase solidale
conscio che l'unità, tanto bramata
un qualche sacrificio pur lo vale.
Ideal tensione, dove la coscienza
si spolverava delle ragnatele
tessute in anni bui dell'astinenza,
dell'altruismo si gonfiaron le vele. (4054)

Se c'è taglia..3987/4022

la foto messa in tasca ad un tassista
per riconoscere il tale fra tanti
fu ritenuta incofutabil pista.





Composta, le sue vittime Milano
pianse, ma non potè ospitr la "dea"
con la bilancia e con la spada in mano,


Se c'è taglia s'accende la memoria
e cinquanta milion fecero gola,
dopo due giorni si cantò vittoria,
scattata era sul mostro la tagliola.
Allor perché sarebbe l'altro morto?
Nulla di grave, solo un incidente,
incautamente si sarebbe sporto
dalla finestra; poi era dell'ambiente!
Che brutta faccia d'assassino, atroce,
rabbia e soddisfazion fu nella gente
che l'avrebbe inchiodato sulla croce
senza saper se fosse o no innocente. (3998)

Labili prove parvero scottanti,
la foto messa in tasca ad un tassista
per riconoscere il tale tra i tanti
fu ritenuta inconfutabil pista.
Se la taglia incassò non la godette
quel testimon che mai giunse al processo,
strumento di potenti, ora le saette
implacabili colpivano lui stesso. (4006)

Composta, le sue vittime, Milano
pianse, ma non potè ospitar la "dea"
con la bilancia e con la spada in mano,
distante più che mai fu la trincea
perché uscisse un "giudizio sereno"
ma dopo lustri da quei foschi eventi
la nebbia non s'è sciolta, ed il veleno
versato s'è nei cuori delle genti (4014)

CAPITOLO TRENTUNO

-S'è tradito da solo, non ha retto,
mentre lo interrogavano in questura
spiccato ha il volo oltre il parapetto,
così anche lui trovato ha la sventura!-



CAPITOLO TRENTUNESIMO

Direte voi: -Che c'entrano le stragi?-
il fatto fu che con "Piazza Fontana"
frenò l'aspirazion di nuovi agi,
sputata fu la verità lontana.
Piazza Fontana, mai possa memoria
dimenticare Te, ma rinnovelli
nell'eterno cammino della storia
quella tragedia, madre di flagelli.
S'era diffuso delle lotte il vento,
piene, come non lo eran state mai
s'empivan mille piazze in un momento,
uniti stavan studenti ed operai. (3958)

Ebbe paura l'ordine costituito,
quelle richieste di rinnovamento
innescaron col potere un attrito
che a tutti i costi egli voleva spento,
così scoppiò la bomba, in quel contesto,
squarcio che parve non aver ragioni,
e, si tentò di render manifesto
con le più truci manipolazioni.
Appena rientrato dal lavoro
disse mia moglie: -Sai,han preso il boia!-
Sembrò esser d'ottone più che d'oro
quella notizia, e non mi diede gioia. (3970)

-S'è tradito da solo e non ha retto,
mentre lo interrogavano in questura
spiccato ha il volo oltre il parapetto,
così anche lui trovato ha la sventura!-
-E' un anarchico forse-Sì!- rispose,
-Come lo sai?- Chiese con meraviglia?
-Non saprei dir, però son quelle cose
che di bruciato sanno anche a più miglia.- (3978)

Chi mai potrebbe esser nel rogo arso
se non chi è solo col proprio ideale?
Così, colpendo colui che era sparso
protesta non dovrebbe prender l'ale
ché, pur sapendo la pista fasulla
ma dovendo insabbiar quella reale
si crea la trama e non si rischia nulla,
in Italia mai questo riuscì male. (3986)


Diciamo che..3911/3946

Mai sì compatta l'unità era parsa
che alla sprovvista il padrone fu colto,
non era più una protesta sparsa,
eran milioni a chiederne l'ascolto.




Diciamo che fu il colpo d'occhio questo
mentre veloce verso il magazzino
andavo a ritirar la tuta e il resto;
giunto che fui davanti al finestrino
e, consegnato il buono di ritiro
mi disse un tale con aria beffarda
quasi volesse egli prendermi in giro:
-Ritorna dopo, perché l'ora è tarda!- (3918)

Come poteva essere tarda l'ora
se la sirena aveva il suo richiamo
lanciato solamente da mezz'ora?
Eppur non mi sentii di far reclamo
perché ai cancelli eran tutti diretti;
una grande avventura era iniziata,
librata s'era dagli oscuri ghetti
bandiera della lotta articolata.
S'era all'inizio di quel caldo autunno
che nella storia dell'operaio mondo
diventò scuola e io ne fui alunno
che se dico fedele non abbondo. (3930)

Non si parlava più sol di salario
ma s'affrontaron le grandi riforme,
l'ambiente di lavor, ridotto orario,
e per lottar s'usaron nuove forme.
Mai sì compatta l'unità era parsa
che alla sprovvista il padrone fu colto,
non era più una protesta sparsa,
eran milioni a chiederne l'ascolto. (3938)

Il capital facilmente non molla
e tutte l'armi ha pronte egli per l'uso,
pietà non ha se il regno suo barcolla
qualunque concession gli pare abuso
e, nel veder le massicce adesioni
al movimento dei lavoratori
creò le stragi, tragiche esplosioni
che continuano a dar tanti dolori. (3946)

mercoledì 27 gennaio 2010

Opere destinate..3871/3910

passando all'EUR m'inorgoglisce tanto
veder la bruna mole delle Poste
tra gli alti grattacieli luminosi,
quant'opre mie là vi son nascoste?




Opere destinate a cambiar volto
alle città che d'esse si fan vanto,
mille tra menti e braccia, un sol raccolto;
passando all'EUR m'inorgoglisce tanto
veder la bruna mole delle Poste
tra gli alti grattaceli luminosi,
quant'opre mie là vi son nascoste?
quanti giorni, più o meno faticosi
sepolti stan tra quei vetri azzurrini,
ore serene, momenti di lotta,
afose estati, gelidi mattini,
strada che ancor percorro ininterrotta. (3882)

-Domani può attaccar!- Disse il dottore
nell'ufficio il capo del personale,
assai distinto ed anziano signore
nostalgico del tristo ventennale.
Corsi a Cesena al collocamento
pel cartellino rosa, in un sol giorno
tutto fu pronto pel trasferimento,
il dì seguente già feci ritorno. (3890)

Allorché giunto alla portineria
venni accompagnato dentro il reparto
che mi attendeva, la carpenteria,
mi venne incontro il caporeparto,
mi salutò stringendomi la mano
poi disse: -Vada a ritirar gli attrezzi!-
e quell'accento non era romano;
travi a montagne, verniciati, grezzi,
enormi come mai visti li avevo,
roba da superar la tonnellata
in aerea passeggiata la vedevo
da carriponte giganti portata. ((3902)

D'acciaio un disco, largo più di un metro,
lubrificato, quei ferri tagliando
lento girava, ritornava indietro
al termine senza toccar comando;
in simmetria le quattro grosse punte
foravan su quei travi le quaterne
che con colonne si sarebber giunte
per far strutture solide e moderne. (3910)


CAPITOLO TRENTA

-Fa quattro mucchi così!- mi disse il tale
con il cronometro pronto a dare il via,
-La precisione qui tanto non vale,
bisogna assai produrre e tirar via!-




CAPITOLO TRENTESIMO

Nel riveder il dì dell'assunzione
ritorna ilare un ricordo curioso,
che allor mi fece un'amara impressione;
del mestiere padrone scrupoloso
pensavo d'esser sottoposto a prova,
invece due distinti personaggi,
camicia bianca con cravatta nuova,
credendo lor forse d'essere saggi
innanzi a me seduti, a tavolino,
con una scheda e cronometro in mano
mi mostrarono un mazzo da ramino
e, nel veder il divenir mio strano: (3846)
-Fa quattro mucchi così!- Mi disse il tale
con il cronometro pronto a dare il via,
-La precisione qui tanto non vale,
produrre assai bisogna e tirar via!-
Di lavoro ero ben io vaccinato
e timor non mi fece quell'avviso
che poi si rivelò così sbagliato
che al suo pensar mi si risveglia il riso. (3854)

Puoi tu raccomandare ad un ciclista
che sa travalicar dell'Alpe i passi
di non stancarsi troppo su una pista?
Così si dimostrò a me quella prassi.
Ben distinti erano l'ampi reparti,
ad altri ognun legato in un sol fine,
in armonia vivevan le tante arti
nell'unità di piccole officine. (3862)

Da quei portoni uscivano completi
edifici moderni ed imponenti
travi, colonne, facciate, pareti,
da più nazioni venivan l'acquirenti.
Palazzi per uffici ed ospedali,
piccole scuole, colossali atenei,
da Praga al Canadà sino agli Urali,
dall'Arabia alla patria degli ebrei. (3870)

Un gran cantiere..3799/3834

rena che fu della Montesi tomba,
or peggio è che pestata da bisonti
sotto il volar sovente di chi romba




Un gran cantiere che opera, produce,
senza criteri, senza senso alcuno,
ultima creatura che fu del Duce
sembrò rifarsi d'antico digiuno,
figli non suoi che d'ogni lido giunti
in quell'italo, piccolo Eldorado,
diedero sfogo a lor più biechi istinti
per far del litoral peggior degrado,
eredità che ancor regge confronti,
rena che fu della Montesi tomba,
or peggio è che pestata dai bisonti
sotto il volar sovente di chi romba, (3810)
ma se cerchi lavor, quando lo trovi,
l'aspetto panoramico non vieta
di scorgere una rosa in mezzo ai rovi,
volger limpida al sole la sua seta,
e il lavoro trovai più facilmente
della speranza ch'era nel cuor mio;
mai vista in un sol luogo tanta gente,
mi parve ciò esser felice avvio. (3818)

Tornò alla mente la tipografia,
le promesse di raccomandazione
che già sapevano d'essere bugia;
(speranza pur si nutre d'illusione!)
e l'ambizion di chi veniva assunto
con il camice al bar, dopo mangiato,
per l'avvenire certo già raggiunto
invidia pel meschin disoccupato. (3826)

Quando al fischio puntual della sirena
v'era baldanza in coloro chiamati,
nei rimanenti covava la pena;
non si può essere tutti fortunati!
Or, quel richiamo acuto, penetrante,
scandito avrebbe il futur mio cammino,
cosa che parve a me passo importante,
passo di quei che segnano il destino, (3834)


Scorre la storia..3755/3798

Su lievi colli, a due passi dal mare,
con i Castelli a farle da cornice
.....................................................
sedea Pomezia, giovane fanciulla,
fiorente, prosperosa, ingenua forse,




Scorre la storia, come un fiume scorre;
e ognuno trascina in se, qual fosse acqua,
goccia tra gocce che non può disporre
se nube diventar, oppur s'annacqua
un assetato fiore, od altrimenti
unirsi all'altre dell'immenso mare,
lasciarsi trascinar dalle correnti
che più nessuno la possa trovare.
Soltanto lei può dir del suo cammino
ma ciò per altri può non aver peso
come pesar non può se il mio destino
tragitto ebbe tortuoso e assai scosceso. (3766)

Legato fui ad altra umana goccia;
laccio che allor sfidava ogni tronchesa,
ne più cascata, ne diluvio o doccia
poteva cancellare quell'intesa.
L'union cancella le singole scelte
ed ogni spinta diviene confronto,
oppur le basi vengono divelte
e su l'union scende cupo il tramonto.
Forza prevalse che lasciar mi spinse
quel luogo familiare, e, da Cesena,
senz'aver meta chiara, mi costrinse
a dipartir di là se pur con pena. ...(3778)

Si presentava greve la zavorra
del matrimonio, da tempo aspirato,
così, muto pagai pesante morra
tagliando netto col tempo passato,
dalla patria del Passator Cortese,
terra che ancor mantien le mie radici,
mossi alla terra cui fiorenti imprese
promettevan più tenui sacrifici. ..(3786)

Su lievi colli, a due passi dal mare,
con i Castelli a farle da cornice,
dominio un dì di anofeli zanzare,
ora del Lazio trainante motrice
sedea Pomezia, giovane fanciulla,
fiorente, prosperosa, ingenua forse,
che a sfruttatori non oppose nulla,
per profittar di lei fecer le corse;
persin la mano di sicula piovra,
mozza, se pur ferocemente rea
su di lei mosse, con turpe manovra
calpestando la terra un dì di Enea. (3798)