giovedì 14 gennaio 2010

(32) CAPITOLO OTTAVO

Quelle strette viuzze, dove i tetti
sembran toccarsi, l'un l'altro protesi



CAPITOLO OTTAVO

L'eredità degli avi, secolare,
era il timore di Dio e del peccato,
ancor non mi scordavo di pregare
ma sempre tentazione sta in agguato.
Città di porto alimenta ogni vizio
sì che sue calli, quando è verso sera,
a un brulicar confuso danno inizio,
promiscua folla come ad una fiera; (1056)

ogni ceto, colore, continente
si confondono tra gli spacciatori
di sigarette USA, quanta gente
s'inebria per scordarsi dei dolori
d'un quotidiano pesante cammino,
comperandosi un lampo di piacere
da tinte prostitute, s'un lettino
neppur rifatto dall'altro giacere. (1064)

Quelle viuzze strette, dove i tetti
sembran toccarsi, l'un l'altro protesi,
quasi a celare o mantener protetti
piccoli illeciti a tutti palesi,
attiravano l'ingenuo mio istinto
come farfalla il fiore; tentazione
forte spingeva perché fossi vinto,
greve pesava dell'educazione
quel mio fardello, ancora traboccante
di tradizioni sane d'ogni paese 
di vizi vuoto, ma, ciononostante,
intenso bombardar batte difese. (1076)

Era un sabato sera come tanti,
camminavo distratto tra la folla,
affascinante m'apparve davanti
bastò quel "ciao!" che mi scattò la molla
irrefrenabil che trattiene i sensi,
bionda, attraente e per nulla volgare,
azzurri gli occhi come mare, immensi,
angelo che di notte fa sognare (1084)

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