Un fragile sorriso.433/480

Veder sfoggiare il lusso, tanto spreco,
l'ostentar l'opulenza, la ricchezza
e rimanere sordo, muto, cieco,
dentro una Pantanella; che tristezza!

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un fragile sorriso, un lieve inchino
per nasconder del cuore l'amarezza
poi, lesto, sul lunotto del vicino
a strofinar la già bisunta pezza;
altri ti porgon mazzetti di rose,
altri ancor fazzoletti ed accendini
ma tu hai fretta, tu pensi a mille cose,
non puoi badare ai neri, ai filippini,
ai cinesi, agli indiani, ai vietnamiti;
sei prigioniero del tempo, sei legato
gli appuntamenti, gli obblighi, gli inviti:
- Lo sai, gli impicci stan sempre in agguato!- (444)
e poi: -Chi li ha chiamati a far sta vita?
potevano restare ai suoi paesi!-
Ma, quando uno non scansa la salita,
quando sopporta i più gravosi pesi
vuol dir c'altra non c'è che lui conosca
di strada più leggera, più sicura,
e, questa quando appar sovente è losca
presagio di disgrazia o di paura. (462)

Veder sfoggiare il lusso, tanto spreco,
l'ostentar l'opulenza, la ricchezza,
e rimanere sordo, muto, cieco
dentro una Pantanella; che tristezza!
Per noi che siamo cullati dagli agi
è inconcepibil tale penitenza,
mai vorremmo veder l'aspri disagi
per mantener tranquilla la coscienza.
Ah! La coscienza com'è partigiana!
La coscienza che ha la vista corta
dal dolore vorrebbe star lontana,
la pena non vorrebbe aver mai scorta, (464)

Ah! La coscienza! Coscienza ballerina
che non la turba ne miseria o guerra
finché questa non capita vicina,
fin quando l'interesse non t'afferra,
e, quando l'interesse viene leso
non sempre tu concedi l'indulgenza
a quei che vuol scrollarsi arcaico peso
d'antico sfruttamento e di violenza. (472)

Se un povero alla fame si ribella
nessuno che lo accusi di aver torto
fin quando l'equilibrio non traballa;
facile parteggiare per l'insorto,
ma s'ei dicesse: -Il petrolio è mio,
lo vendo a voi come e quando mi pare!-
non lo salverebbe Domineddio
e tolto pur gli verrebbe il mangiare. (480)