mercoledì 10 febbraio 2010

Argini ne..739/798

O uomo, che cammini sopra il filo
e non t'accorgi di essere sospeso,
quello che tu ti credi eterno asilo
è più precario di quel filo teso.



Sii maledetta droga e chi ti fece (738)


Argini ne geografici o sociali
all'espansion del morbo han resistito,
purtroppo, spesso ai mali nuovi mali
si fanno avanti, senza aver l'invito.
In un mondo che ancor resta mistero
la risposta al malefico tumore
e tiene in scacco il consulto intero
del gotha delle scienze, altro dolore
all'improvviso, misterioso, oscuro,
che imbattibile par, senza rimedio;
chi è colto, di morir presto è sicuro! (749)

La bella società presa è d'assedio
perché non coglie il morbo il meno abbietto
per deficienza d'igiene o per incuria,
morbo che ha scelto d'adoprar l'affetto
per spandere nel mondo la sua furia.
Un mondo che a fatica i pregiudizi
tentava di scalar, tabù del sesso,
punito si vedeva nei suoi "vizi"
pei crociati ch'esultavano adesso. (758)

Sempre i crociati furon forcaioli
ma, quante d'energie che si son mosse
avrebber mantenuto i stessi ruoli
fosse terzomondista l'aidiesse?
Da sempre quei che sta sulla bambagia
si culla sopra d'essa, si trastulla,
fin quando resta morbida, s'adagia,
per chi sta sopra il duro non fa nulla.
Se a punzecchiare poi prende il giaciglio
non disdegna degli alti il contributo,
la solidarietà stempra il periglio
pur se poco può fare come aiuto. (770)

O uomo, che cammini sopra il filo
e non t'accorgi d'essere sospeso
quello che tu ti credi eterno asilo
è più precario di quel filo teso.
Perché tu ti dai pena? Tu t'affanni
per ammucchiar ricchezze, altro potere,
tu non t'accorgi che il passar degli anni
ti spinge dove non puoi più godere?
O uomo, tu che hai prezzato il tempo,
che hai messo il metro ai giorni, ai mesi, agli anni,
verso il tramonto corri, senza scampo;
di rivedere un'altra alba t'inganni! (782)

Io non ti chiedo di guardare indietro,
volgi lo sguardo almeno nel presente,
nulla c'è più che ti resti segreto
del viver sulla terra d'ogni gente.
Non v'è segreto che serbi mistero,
ne già l'immense estremità glaciali,
ne le savane del continente nero,
ne gli oceani, ne i più alti crinali,
eppur disorientato ti ritrovi
tra l'intrigato viver quotidiano
senza valori certi, vecchi e nuovi,
quelli sepolti, l'altri fuori mano, (794)
e, le effimere strade sono molte
un labirinto senza via d'uscita,
dove ci s'entra spesso a briglie sciolte
e ci si perde l'intera partita. (798)

1 commento:

Anonimo ha detto...

O uomo, tu che hai prezzato il tempo,
che hai messo il metro ai giorni, ai mesi, agli anni,
verso il tramonto corri, senza scampo;
di rivedere un'altra alba t'inganni!

Ma sono versi dove non trovo altro da dire se non bellissimi.
Lucia.