mercoledì 17 febbraio 2010

CAPITOLO DECIMO (II)

la favola di un tempo assai remoto
quando eran numerose le nidiate,
il casolare non era mai vuoto,
le mogli eano sempre ingravidate,




CAPITOLO DECIMO
LIBRO SECONDO.

Foglie di pioppo che al soffiar del vento
vibrate come corde di chitarra
nel tremulo riverbero d'argento
e, al cheto susurrar il vento narra
la favola d'un tempo assai remoto
quando eran numerose le nidiate,
il casolare non era mai vuoto,
le mogli erano sempre ingravidate,
cinque, dieci, quindici, accidenti!
la provvidenza era generosa,
poca l'igene, pochi gli alimenti,
non si può dir però fosse noiosa
la vita di quei giorni, per la noia
non c'era posto d'invitarla a cena,
un posto c'era spesso per la gioia,
senza invito pure entrava la pena. (1434)

Gioia, Pena, due facce della vita,
alla seconda mai nessuno sfugge,
in compagnia più tenue è la ferita
di chi da solo nel dolor si strugge.
Quel tempo della favola, lontano,
era piccina la disperazione
pur se il cammino, più irto che piano,
potrebbe alimentarne la ragione.
Oggi disperazione è spesso pronta
a divenir dama di compagnia,
la quotidiana cronaca racconta
di chi con lei si parta e vada via. (1446)

Si può da lei fuggir se nel percorso
s'incontra l'Amicizia, quella vera,
ella giammai ti negherà soccorso
tu non tradirla mai perché sincera
è per natura sì che il tradimento
mal lo digerirebbe, allora il buio
che della solitudine è strumento
starebbe ora al gelo a fare il paio. (1454)

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