giovedì 11 febbraio 2010

Andreotti, Gava..899/962

Eppure per tanti anni una bandiera
sventolava su tutti, indipendente,
mai abdicò, neppur tra la bufera
che oppose allor l'oriente all'occidente.




Andreotti, Gava, Lima, Ciancimino,
quante volte li abbiam visti in preghiera
a mani giunte, con il capo chino,
attori nuovi di cronaca nera?
La chiesa non fu mai parca d'incenso
per questi uomini ora disarcionati
ai quali non mancò mai il consenso
e ancora c'è chi li avrebbe votati.
Chissà se riusciranno veramente
i popoli a sciogliere quel giogo
che tien distante il cuore dalla mente? (909)

L'uno potesse entrar nell'altrui luogo
sai quanti fuochi sarebbero spenti?
Contadini sarebbero i soldati,
sfamare e non uccidere innocenti
con più trattori e meno carriarmati.
Eppure basta andar sulla riviera
per ascoltar lo scoppio delle bombe,
le urla della gente, che dispera
di ritrovar la pace; che soccombe. (918)

Bosnia Erzegovina, Serbia, Montenegro,
con Croazia, Slovenia, Macedonia,
federazione che in un modo allegro
da civiltà, trasformata in vergogna.
Chi non ricorda Gianni, il ballerino, (De Michelis)
degli esteri ministro, che in Croazia
invitava ad un singolo cammino
quell'etnia perché più d'altre sazia?
Alle prime crepe della pace
nessuno dall'esterno ha puntellato
quell'edificio in crisi, anzi, rapace
nel tornaconto qualcuno ha sperato. (930)

Saremo usciti mai dal medioevo
se tanta incomprensibile violenza
può scatenarsi con poco rilievo
nell'apatia e nell'indifferenza?
Il mondo, muto, piange vasellina
e, chi può camminare non si volta
per non vedere la carneficina;
al massimo sostiene la raccolta
che sempre nasce in queste circostanze
come pei terremoti, le alluvioni,
mentre i potenti, tra consulti e istanze,
danno condanne, emettono sanzioni. (942)

Si sprecano gli appelli alla ragione,
si dan consigli, si usano minacce,
però nessuno è sceso dal balcone
quando del fuoco eran le prime tracce.
Abbiam seguito, complici, impotenti,
giorno per giorno l'avvampar del rogo
cercando di capir se gli innocenti
fossero d'uno o dell'altro luogo.
Siano essi serbi oppur siano croati
quelle donne, quei vecchi, quei bambini
vittime son, ma pur lo son soldati
trasformati dall'odio in assassini. (954)

Il buono, il cattivo, ecco affiorare
il ceppo etnico, poi la religione,
ognuno deve l'altro sopraffare;
nessuno ha torto, tutti hanno ragione,
eppure per tanti anni una bandiera
sventolava su tutti, indipendente,
mai abdicò, neppur tra la bufera
che oppose allor l'oriente all'occidente. (962)

1 commento:

Anonimo ha detto...

Contadini sarebbero i soldati,
sfamare e non uccidere innocenti
con più trattori e meno carriarmati.

Sempre e solo queste parole dovrebbero un inno.

Complimenti Lucia