lunedì 1 febbraio 2010

CAPITOLO TRENTASEI

E qui calcò la scena quell'Enrico
con la proposta d'un gran compromesso
dove nessuno fosse più nemico,




CAPITOLO TRENTASEIESIMO

Chi dalla storia lezione non coglie
è condannato a ripeter gli errori,
inevitabil torneran le doglie,
saranno i deboli a subir l'orrori.
Certo, l'Italia non è come il Cile,
L'Europa già conobbe la tragedia
allor che in Spagna fu guerra civile
e ancor reggeva il dittator la sedia,
L'esperienza cilena ci insegnava
che sempre all'erta sta la reazione,
chi del progresso la forza guidava
ebbe l'idea d'una grande unione. (4690)

Non più steccati o muro contro muro
ma un incontro delle forze sane
per affrontare un incerto futuro
cui già volava presagio di grane.
Coltiva l'operaio l'illusione
di vedere un giorno chi lavora
aver più peso nella decisione,
mitico sogno che persiste ancora;
ma il capitale è una bestia dura;
quando pensi d'averla sopraffatta
riprende fiato e mette più paura,
arma non v'è che lui trovi scorretta (4702)
e, compiacente, lo stato servile,
riprese a seminar tremende stragi,
(per reclamare poi pace civile)
pel popolo preludio di disagi.

Delusa, la speranza, dà sconforto,
c'è chi abbandona la spinta di lotta,
altri si getta, con ragione o torto,
a guerreggiar la società corrotta.
Ecco apparire il terrorismo rosso
con eclatanti e tenebrose azioni,
il mondo proletario non fu scosso
ma il clamore scosse le istituzioni.
Volava l'acre odore della morte
sopra obiettivi poco trasparenti,
cadevan giudici con le loro scorte,
diabolica minaccia era presente. (4718)

Il popolo fu chiamato a raccolta
come non mai esso rispose unito
tanto che parve giunta questa volta
union totale senza più l'attrito.
E qui calcò la scena quell'Enrico
con la proposta di un gran compromesso
dove nessuno fosse più nemico,
uniti tutti, forza di progresso. (4726)

1 commento:

Anonimo ha detto...

Parole sante...peccato sia morto prematuramente.