venerdì 19 febbraio 2010

Sono sbarcati.1618/1670

Quei bimbi nudi, scheletri viventi,
tormentati dalle mosche e dal sole,
quegli occhi accesi, di parole spenti,
immagini che parlano da sole




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Sono sbarcati a notte, in riva al mare,
riflettori sulla scena puntati
per proiettare a tutti la diretta,
armati fino ai denti, corazzati;
la volontà d'aiuto va protetta
certo, ma non serviva sto reclame,
questo bailamme non era necessario,
chi vuol saperlo sa che là hanno fame,
non s'addice la claque al missionario.
Quei bimbi nudi, scheletri viventi,
tormentati dalle mosche e dal sole,
quegli occhi accesi, di parole spenti,
immagini che parlano da sole, (1630)
hanno il globo percorso in lungo e in largo,
hanno toccato il cuore delle genti,
svegliato le coscienze dal letargo,
ora, perché quei tragici strumenti?

Carriarmati dove serve farina,
fucili al posto delle medicine?
Perché c'è sempre chi sulla rovina
come sciacallo fa le sue fortune?
Durato un anno l'atteso intervento
usato a contrastar bande rivali,
per i poveri un palese fallimento
lasciandogli irrisolti tutti i mali.
Chi moriva di fame ancora muore
e lo continuerà finché rimane
inerte ad aspettare un salvatore
che sempre possa procurargli il pane. (1646)

Chi vuol donare aiuto sia sincero
senza imboccare ambigue scorciatoie,
con chi dell'ignoranza è prigioniero
s'usin dell'intelletto le cesoie,
l'istruzione resta il primo gradino
per una società che con ragione
è decisa di seguire il suo cammino;
gramo quel popolo senza l'istruzione!
Secolo che iniziò con la carrozza
così vicino all'epoca di Cristo
per come l'uomo s'empiva la stozza
stimar non può quanti traguardi ha visto,
ma, chi salir non seppe sul progresso
è un orologio fermo, mentre il tempo
da un giorno all'altro non è più lo stesso,
e, chi non regge al ritmo non ha scampo; (1662)

o forse scampo avrà chi resta in sella
al missile impazzito del progresso?
Più corre, più c'è il rischio che sfracella
e non si può fermar, non gli è concesso.
Quante certezze mandate in frantumi,
quanti valori stanno in agonia,
condannati a morire, usi e costumi,
condannata a morire è la poesia. (1670)










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