lunedì 12 dicembre 2011

CPITOLO VENTISETTE II (4067..4106)

lui; e soltanto lui è il presidente


Il mondo arabo è tutto in movimento,
ormai nulla sarà com'era prima,
in Occidente tutto un gran fermento,
non si capisce dove sta la cima.
Nel ribollir frenetico del mondo,
la vecchia Roma è cheta, tutto tace,
nel migliore dei mondi, assai giocondo
"candido" il presidente si compiace
come un Grande Fratello, sorridente,
appare sullo schermo ogni momento:     
- La crisi è un'invenzione della gente
di me invidiosa, il popolo è contento!-       4078

Se i giovani non hanno prospettive,
i padri loro perdono il lavoro,
chi ci governa sulla torre vive
e non si degna d'ascoltare il coro,
ma, nonostante si dipinga il quadro
con colori pastello, illuminati,
l'imbonitore ormai non più leggiadro
perdendo i colpi ha perso i deputati,
ma lui li compra, lui non si scoraggia,
l'ottimismo in persona, circondato
da una corte d'adulator servaggia
il solo che salvar possa lo stato.        4090

Or che da tante parti fischia il vento
si sveglia pur chi beatamente dorme,
Candido non vuol crederci, è sgomento;
-Prometto che faremo le riforme!-
Non si rassegna a scender dalla torre
per ascoltar gli umori della gente,
anche i consigli degli amici aborre;
lui; e soltanto lui, è il presidente!
Quel popolo che seppe alzarsi in piedi,
che conobbe il miracolo italiano,
pien di rabbiosa acredine lo vedi
contro uno stato che sente lontano,
la politica che ha favorito i furbi,
quella dei privilegi e dei condoni
del "lasciar fare" pur non si disturbi
il conducente; è cricca di ladroni.      4106     9798

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