lunedì 12 aprile 2010

CAPITOLO VENTUNO II

Caduti di Nassiriya




CAPITOLO VENTUNESIMO

LIBRO SECONDO

Ora emerge il gendarme, lo sceriffo,
quello che è prepotente perché è forte,
neppure l'uomo schiavo dello sniffo
si può ridurre a così bieca sorte,
vuol dir che umanità t'è forestiera
per quanto tu sia ricco, emancipato,
d'un pirata vedrà la tua bandiera
ogni popolo che viene minacciato
da qualunque nemico, interno o esterno,
avrà timore a domandarti aiuto
crollato il mito che pareva eterno
del gran liberator forte ed astuto (3078)
che Hollywood per tutto il dopoguerra
ci ha fatto bere con la coca cola,
mito che già con Rambo si sotterra,
valido ancor per tanti e non 'na fola.

Il mito, un animale che al morire
in pregiudizio spesso forma prende,
ma nemmeno lo struzzo digerire
all'infinito può; fin lui s'arrende!
Terminata è la guerra, ov'è la prova
per dimostrar che questa è stata giusta?
Cerca e ricerca eppure non si trova:
-Non serve più cercar, tutto s'aggiusta!
Conosceranno la democrazia,
vedrai che contentezza gli iracheni
non vedran l'ora di spazzare via
l'odiata dittatura e i suoi veleni!- (3094)

L'ottimismo ufficiale non riesce
a coinvolgere un pubblico distratto,
assuefatto alle stragi, ovunque cresce
disinteresse al conflitto in atto
ma, nella notte cheta, silenziosa,
irrompe la saetta prepotente,
con l'esplosione schietta e fragorosa
scuote dal sonno e ti turba la mente,
così che a novembre, una mattina
l'"Antica Babilonia" venne scossa
perché stavolta la carneficina
era di nostri figli in carne ed ossa. ( 3106)

Dalla routine distratti e dalla noia
chi ci pensava più che gli italiani
stavano là, in quel deserto boia,
in villaggi coi nomi così strani,
quella carneficina sterminata,
ininterrotta, giorno dopo giorno
restava muta, quasi già scontata,
del quotidiano scorrere il contorno;
or giunse la tragedia in primo piano
quasi a sentire il sapor dolciastro
del sangue sparso, sacrificio vano,
ci si rivelò il peso del disatro. (3118)



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