lunedì 1 marzo 2010

Qua era pomeriggio.2382/2430

Dall'impatto non è passata un'ora
che sopra Nuova York, orrendo rombo,
tagliando la città, colpisce, fora,
la verità si libera dal piombo




Qua era pomeriggio, là il mattino,
ogni radio o tivù entrò in diretta
da quel punto lontano, assai vicino
nella mente di ognuno che è Manhattan.
Quel luogo che ci ha spesso impressionato
con catastrofi finte, hollywoodiane,
dai tempi del "gorilla arrampicato";
immagini soltanto, americane,
ebbene sì, quel luogo amato-odiato,
simbolo d'ostentata onnipotenza
apparve in tivù mozzando il fiato;
non era un film stavolta la violenza.!(2394)

Tra quelle torri che sfidando il cielo
s'alzano azzurre, riflettendo il sole,
lugubre usciva un nerastro velo;
drammatiche e confuse le parole
d'increduli cronisti, da ogni dove,
chiedersi se trattarsi d'incidente;
a freddo chi poteva avere prove
vi fosse insano, subdolo movente?
Ma già il pensare a quei passeggeri,
forse due trecento, chissà quanti
che in un secondo, tra mille pensieri,
là, tra le fiamme e il fuoco sono infranti? (2406)

Quel taglio nero che brucia fumando
erano uffici dove, certamente,
si lavorava sereni allor quando
il mostro infernale entrò prepotente.
Domande crude che non han risposta,
milioni di occhi puntano la scena,
non vedi ancora che è un'azione losca
ma già nell'animo provi tanta pena.
Dall'impatto non è passata un'ora
che sopra Nuova York, orrendo rombo,
tagliando la città colpisce, fora,
la verità si libera dal piombo. (2418)

Spariti i dubbi sul voluto orrore,
incredula, ai piedi delle torri,
impotente la folla, nel terrore
sembra di pietra, ma altre note scorri
tra il generale panico diffuso
d'altri aerei che scoppian come bombe,
il cielo americano viene chiuso,
l'Apocalisse dà fuoco alle trombe.
Son due le torri a bruciare in alto,
qualche puntino par spiccare il volo,
trecento metri d'un mortale salto
per ricadere spiaccicato al suolo. (2430)

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